Ishi Tobashi 石飛ばし (Mizu Kiri 水切り)
Oramai, avrete forse sentito Hatsumi Sensei utilizzare quest’anno (2015) l’analogia della pietra che saltella per comunicare gli aspetti dei movimenti della sua arte marziale a noi, suoi allievi. E’ una stupenda espressione poetica che ci aiuta a comprendere una occorrenza molto naturale. Quando lanciamo una pietra lungo un corso d’acqua, essa saltella sopra la superficie in modo facile e naturale. A seconda del contatto con la superficie dell’acqua, ogni onda, vento, ecc, si muovono naturalmente e liberamente fino al punto successivo di contatto affinché il suo momentum si esaurisce. La pietra è libera di muoversi senza attaccamento ad un punto particolare dell’acqua. Immaginate se la pietra si attaccasse ad un punto specifico e dicesse “mi piace questo punto. Credo mi fermerò qui. Affonderebbe. Troverebbe se stessa ad affogare troppo presto. Tuttavia, molto spesso come artisti marziali, ci troviamo ad attaccarci ad una tecnica specifica o idea, o anche idee su ciò che le arti marziali sono o non sono! Rimanendo intrappolati nelle proprie tecniche o idee fisse, ci troviamo in difficoltà, provando disperatamente a camminare nell’acqua con il peso delle nostre idee e tecniche che ci trascinano verso le profondità oscure. Esiste un Gokui (segreto interno) che Sensei condivide con noi. Quando ci sentiamo bloccati, senza alcuna possibilità, solamente attraverso il buttarci via (sutemi 捨て) arriverà una nuova marea che ci trascinerà via con lei. Questo è un insegnamento che vale la pena leggere più volte. Come dicono in Giappone riguardo ai calamari secchi, più si masticano, più buoni diventano! In termini di Taijutsu (Arte dei Movimenti del Corpo), la pietra che saltella ci offre una bella immagine del muoversi in modo naturale da una posizione all’altra senza rimanere bloccata fisicamente o mentalmente in un punto preciso o tecnica. Ci richiede inoltre di muoverci in un modo fluido, connesso al movimento dell’avversario o dell’uke. Basarci sul movimento dell’uke è fondamentale. Il movimento dell’uke ci aiuta a determinare e ci detta anche la nostra prossima mossa. Così come per le condizioni dell’acqua e del vento ci aiutano a determinare il prossimo punto di contatto della pietra. Provare ad effettuare un certo movimento senza considerare i movimenti del nostro avversario può solamente portare ad un disastro! La pietra saltella in modo naturale da un punto all’altro. E lo stesso dovremmo fare noi, come artisti marziali, muoverci senza avidità o intento di un determinato risultato, naturalmente da punto a punto come guidati dal movimento dell’uke. Dovremmo imparare come e quando lasciare andare, rilasciare e muoverci nel successivo spazio naturale. Imparare a lasciare andare è di estrema importanza per l’artista marziale. Hatsumi Sensei ha scritto un bellissimo kakejiku (una pergamena da appendere) per uno studente e mio amico. (Alan-The-Malteze falcon), nella quale si può leggere飛石神道 Pietra che Vola nella Via Divina. Il carattere Kami (神) può essere interpretato in modi diversi. Divino, Natura, Devoto, ecc. Ma se richiamiamo il detto derivante dalla Shinden Fudo Ryu “Somma Natura” `(自然至極) Shizen Shigoku, potremmo forse trovare una sensazione che ci calza a pennello. Possiamo toccare questa via naturale? Possiamo connetterci attraverso di lei alla nostra arte e alla nostra vita? Certamente. Infatti, già lo siamo, tutto ciò che dobbiamo fare e di non bloccare la via, dovremmo praticare lasciandoci andare, sutemi. Fisicamente, rilasciando la presa e le tecniche che non funzionano a livello mentale cercando di non intrappolare noi stessi in un insieme di idee o concetti, pensieri e movimenti predeterminati. E da un lato forse più umano togliendo ciò che non è necessario e riscoprire le cose in una posizione più naturale, in un modo più naturale. Solo noi potremo sviluppare la sensitività e la sensibilità di lasciare andare, così che potremmo muoverci con l’essenza della pietra che saltella. La sensazione del sentire il grande potere del flusso naturale, attraverso, e attorno a tutto. Bufu Ikkan Paul Shinnenjutsu – 心念術 “Controllare la percezione dell’avversario” Anche tradotto come tecnica di intenzione, lettura della mente, controllo della mente e manipolazione dei pensieri altrui, o percezioni, questo concetto risiede nel cuore del Budo Taijutsu Dichiarazione di limitazione della responsabilità: Negli anni Sensei Hatsumi ha utilizzato diversi “temi” relativamente a una particolare scuola della Bujinkan per illustrare o per puntualizzare l’essenza del Budo. Similarmente a tante persone che descrivono un oggetto particolare, Sensei usa questi temi e le loro interpretazioni, per offrirci diversi punti di vista tramite i quali raggiungere una comprensione del Budo Taijutsu della Bujinkan. Sembrano essere fattori comuni in tutti questi temi, che sono, la manipolazione della verità, della falsità in ciò che il nostro avversario percepisce. Ciò sembra abbastanza giusto in superfice, tuttavia vi sono molte altre opinioni su ciò che questo significa. Io offro la mia opinione, basata sulle mie ricerche per una spiegazione scientifica con la quale replicare alla “magia” che Sensei Hatsumi è in grado di fare. In nessun modo mi permetto di affermare di possedere “il segreto” del Budo Taijutsu, ma il soggetto in questione in questo articolo, ha fatto molta strada nella mia comprensione, e replica, le abilità che Sensei dimostra. Mi riservo il diritto di cambiare idea in qualsiasi momento, cioè nel momento in cui vi saranno nuove e migliori informazioni che permetteranno una maggiore comprensione dell’arte di Sensei. Parte 1: Percezione Visuale Sensei afferma sempre che il Budo non riguarda l’essere forti o deboli, veloci o lenti. Il budo è relativo al prendere la forma di un attacco per quindi manipolare ciò che il nostro avversario pensi stia per accadere – shinnenjutsu. Vi sono diversi modi per osservare questo concetto, ad esempio, vi potrebbe essere un qualche tipologia di forza esistente che può essere trasmessa da una mente all’altra, tuttavia, ciò di cui sono a conoscenza non possediamo strumenti a sufficienza per misurare una cosa del genere in modo tangibile, ripetibile can può essere sistematicamente insegnato. Perciò mi concentrerò sulla magia che CI E’ disponibile, ciò che possiamo fare fisicamente con il nostro corpo in allenamento? Pertanto, osserveremo il shinnenjutsu attraverso l’idea del controllo delle percezioni del nostro avversario, focalizzandoci in due aree primarie di percezioni relative al movimento: Percezione Visuale e Propriocezione (Percezione delle posizioni del corpo) Dovuto alle dimensioni e profondità delle informazioni, coprirò queste duee aree in due diversi articoli. Questo articolo coprirà la prima delle due aree: Percezione Visuale: L’occhio umano vede prima il Movimento, successivamente la forma e il Colore come ultimo. Genericamente parlando, ciò che questo significa è che, quando saremo consapevoli di qualcosa, sarà il movimento (relativamente alla nostra posizione), percepito per primo, seguito dalla forma di ciò che si è mosso, e successivamente, attraverso dettagli più chiari, quali il colore o la texture. Come ci influenzano questi nei termini del nostro Taijutsu? Come potremo leggere qui sotto, è ciò di cui dobbiamo occuparci. 1. Movimenti Se l’occhio vede prima i movimenti, quindi significa che il corpo del nostro avversario reagirà a qualsiasi improvviso o grande movimento da parte nostra. Quindi, il nostro obiettivo, allo scopo di controllare la mente del nostro avversario, è quello di muoverci poco e il più lentamente possibile. Ma come possiamo fare ciò in modo efficace? La nostra prima preoccupazione è la nostra distanza. Hatsumi Sensei chiama il Budo Taijtsu l’Arte Marziale della Distanza per un’ottima ragione. Utilizziamo il Muto Dori come esempio. Quando effettuiamo il muto dori, Sensei ci dice di mettere la nostra testa nel punto in cui risulta più facile effettuare un taglio, mentre muoviamo i nostri piedi in una posizione che non può essere tagliata. Ma che cosa significa questo? Per iniziare, dobbiamo essere ai margini della distanza nella quale il nostro avversario ci può colpire, che significa, che egli non ci può colpire senza effettuare un passo. La nostra distanza dovrebbe essere tale, che, quando il nostro avversario farà un passo in avanti per colpirci, avremo distanza sufficiente per simultaneamente fare un passo indietro e all’esterno della sua distanza, ma di poco! (Sensei afferma che la differenza tra l’essere troppo vicini e troppo lontani è quella della profondità di un foglio di carta!) Se pratichiamo questo concetto nel modo che Sensei Hatsumi dimostra, troveremo che muovere i nostri piedi porterà la nostra testa indietro, fuori dall’area attraverso la quale il nostro avversario può colpirci. L’effetto nel nostro avversario accade quando ci attacca, perché, affinché potremo percepire visualmente, non avremo mosso la nostra testa, quindi il nostro avversario crederà di aver raggiunto il suo obiettivo di colpirci – la sua mente, attraverso la sua percezione visuale, egli continua a credere che la nostra testa rimane allo stesso posso (shinnenjutsu). Ciò gli causerà di continuare con il suo (ora obsoleto) attacco, dandoci l’opportunità di influenzarlo da un punto di vantaggio sicuro. L’opposto di questo è: iniziare il nostro movimento, muovendo la testa prima, un movimento istintivo basato sul riflesso del sobbalzare, che può essere allenato al di fuori dei nostri movimenti abituali attraverso un Allenamento di Impatto Progressivo (Questa tipologia di protocollo di allenamento è semplice, ma lo spiegherò in un altro articolo). Muovere prima la testa offre al nostro avversario tutte le informazioni di cui ha bisogno per correggere il proprio attacco “al volo” (mentre sta attaccando). Questo a causa della nostra abilità dominante di percepire il movimento e triangolare la destinazione del movimento del nostro corpo (movimento prima!) (Senza menzionare che spingere la nostra testa fuori dall’allineamento con la nostra spalla e il nostro bacino, ci rende più aperti per un successo e inevitabile attacco, dal momento in cui saremo temporaneamente “bloccati” in un punto nel quale faticheremo a riguadagnare il centro del nostro equilibrio per muoverci ancora!) The next component we must consider in order to control our opponent’s visual perception is: 2. Silhouette (Forma) Ricordate, la seconda cosa che l’occhio umano percepisce è la silhouette (forma). Ciò è collegato alla nostra posizione relativa al nostro avversario. In modo predominante, vogliamo essere “squadrati” o con il nostro torso in avanti verso il nostro avversario. Se non vi siete mai allenati con Sensei, o avrete mai visto uno dei suoi video, avrete potuto notare che egli utilizza lo “shizen kamae” quando si affaccia verso il suo avversario il 99% delle volte. Ciò non è perché è vecchio o pigro! Una delle principali regioni è questa: quando si prova a controllare le percezioni del nostro avversario, vogliamo dargli un target, e allo stesso tempo essere capaci di muoverci in qualsiasi direzione. Se siamo squadrati, e nella corretta distanza primaria, vi sarà un triangolo creato dalle nostre fronti e spalle, il cervello del nostro avversario (percezione visuale) si focalizzerà su questo triangolo, anche se lo farà consciamente o inconsciamente. (La nostra testa e la parte alta del nostro torso si troveranno nel punto in cui potremmo raggiungere l’interezza delle informazioni visuali in una situazione di combattimento). Nel momento in cui il nostro avversario starà seguendo questo “triangolo”, dovremmo muoverci con i nostri piedi, e il nostro avversario non sarà consapevole di come il resto nel nostro corpo si sarà spostato per prendere il controllo del kukan. Quasi tutti sono a conoscenza del restringimento della focalizzazione (visione del tunnel) che accade in situazioni di grande stress, possiamo utilizzare questa tattica a nostro vantaggio mostrando al nostro avversario ciò che vogliamo lui veda (percezione visuale). Girando completamente il nostro corpo lateralmente rispetto al nostro avversario rappresenta un piccolo target, molto utile, nel caso in cui egli stia lanciando frecce o lanciando lance verso di noi e noi ci troviamo in una formazione assieme ad altri soldati, tuttavia molto meno utile se vogliamo nascondere la direzione nella quale intendiamo muoverci successivamente. Quando ci troviamo in posizione laterale, avremo permesso al nostro avversario di “incrociare la nostra T” linguaggio utilizzato negli ambienti militari, che significa che egli avrà la capacità di scagliare tutte le proprie armi verso di noi, e noi potremo mostrare un solo lato del nostro corpo (metà o meno di metà, delle nostre armi) verso il nostro avversario. Dovremo quindi ricordare che le persone non effettueranno mai un singolo attacco, e quando ci gireremo in posizione laterale, ci saremo aperti per ricevere l’attacco successivo. Quindi, siate squadrati, presentando un target che il nostro avversario percepisce e pensa di poter raggiungere facilmente. Motivo per il quale saremo in questa posizione, avremo la possibilità di muoverci in qualsiasi direzione. Inoltre, dal momento in cui avremo il nostro viso in avanti, in una posizione che permette di creare una più grande silhouette, mentre stiamo contro-attaccando, portando le nostre armi verso il nostro avversario nella sua linea di centro (un attacco stretto, controllato, non selvaggio, mostrando archi che sono facili da discernere e ai quali essere preparati), il nostro avversario troverà molto difficile percepire quale sarà il nostro contrattacco fino a che sarà troppo tardi. (Tenete questo punto a mente: quando affermo cose del tipo “siate squadrati”, non intendo perfettamente o tutte le volte!). Ricordate, queste regole generali, e come tali vi saranno sempre delle eccezioni. Ad esempio, quando scivoleremo in avanti lungo la lama del muto dori, ci gireremo per necessità verso il nostro avversario, ma solamente per un breve momento, quindi ritorneremo ad essere squadrati. La cosa importante è che possiamo applicare queste regole generali quando ne avremo bisogno, e quando sarà nostra scelta muoverci in modo diverso, non forzata su di noi motivo per il quale non potremo fare nient’altro!) Quindi, allo scopo di controllare la percezione visuale del nostro avversario, con l’effetto di controllare la sua mente (Shinnenjutsu):
Queste due parti, movimento e silhouette, sono solamente l’inizio. Ovviamente vi è molto di più di cui discutere su questo soggetto della percezione visuale che posso descrivere in un breve articolo, come ad esempio:
Mentre molte persone possiedono già una buona base relativamente all’importanza del controllo della percezione visuale del proprio avversario, nella seconda area, cioè la “Propriocezione” che è stata già largamente studiata e osservata, essa nasconde tuttavia alcune delle più grandi “magie” nel Budo di Hatsumi Sensei. Nel prossimo articolo introdurrò l’idea della Disfunzione della Propriocezione e la Dissonanza della Propriocezione. Nel caso in cui abbiate delle domande, o desideriate contattarmi, perfavore visitate il sito www.zeropointbujinkan.com Rob Renner / Agosto 2007 ------ Shinnenjutsu – Parte 2 Shinnenjutsu – 心念術 “Controllare le percezioni del vostro avversario” Part 2: Propriocezione (Percezione delle posizioni del corpo)”. Nella prima parte di questo articolo sul Shinnenjutsu, abbiamo visto alcuni dettagli relativamente alla Percezione Visuale e sul come controllare la percezione visuale del vostro avversario, efficacemente e con il controllo della sua mente. Ora vedremo alcune cose divertenti, Propriocezione vedremo inoltre come potremo prendere controllo della mente di un’altra presone attraverso il tocco. Quest’are viene spesso discussa nella Bujinkan (parole cinestetiche, quali, relax, non usate la forza, ecc.), tuttavia la comprensione del meccanismo del controllo della percezione di un’altra persona attraverso il tocco, e sull’applicazione, sono due argomenti diversi combinati assieme. Lasciatemi affermare che questo non può essere assolutamente considerato come “definitivo” o una risposta completa relativamente alla “magia” che Hatsumi Sensei e alcuni Shihan dimostrano, tuttavia ci apre una via che ci offre un insieme di strumenti che ci permettono di vedere, capire e provare queste tipologie di cose che Sensei stesso fa attraverso il Budo Taijutsu. Prima di addentrarci in questi argomenti, è fondamentale che comprendiamo un po’ di dettagli riguardo a ciò che la Propriocezione è. I sensi della Propriocezione si riferiscono all’input offerto dalla sensorialità e dai feedback che ci suggeriscono dettagli riguardo al movimento e alla posizione del corpo. Questa è la posizione del corpo relativa a se stessa (ad esempio: il braccio è relativo al torso) e il corpo e relativo a qualsiasi cosa collegata al tocco (il terreno, una sedia, un’altra persona, ecc.) è uno dei “sensi profondi” e può essere considerato “la posizione del senso” . Sono recettori (chiamati propriocettori) e sono ubicati all’interno dei muscoli, giunture, legamenti, tendini e tessuto connettivi. La pelle, quando viene stirata o pizzicata, gioca anche un grande ruolo nella consapevolezza posizionale. Se questo input del senso propriocettivo non viene ricevuto o interpretato in modo corretto all’interno del muscoli, giunture, ecc, ci possiamo quindi riferire a questo come Disfunzione Propriocettiva. Senza il messaggio appropriato, riguardante se i muscoli siano stati stirati o le giunture piegate o allungate, e in che quantità ogni azione accada, le persone dovranno quindi seguire i segni “clinici” della Disfunzione Propriocettiva (una condizione medica esistente)…
Come possiamo vedere da ciò che ho scritto sopra, questo senso di Proriocezione è il componente chiave e fondamentale per noi nello studio del Budo Taijutsu. Sebbene non stiamo creando un caso permanente della Disfunzione Propriocettiva, gli effetti immediati sono gli stessi e quindi utili per il nostro obiettivo. Relativa alla “Disfunzione Propriocettiva” di questa idea di “Dissonanza Propriocettiva” Dissonanza significa disaccordo, o incongruenza, l’idea della Dissonanza Propriocettiva si riferisce alla situazione in cui il senso propriocettivo viene offerto in due diversi modi e antitetico (competizione) messaggi, che causano alla mente di mandare informazioni errate al corpo. (E’ importante annotare, che la nostra risposta propriocettiva, ha luogo al livello in cui il sistema nervoso, che ha la capacità di dare un tempo velocissimo di risposta, non il più lento, alto-ordine, conscio dei processi dei pensieri che tipicamente vengono associati con la “mente”). Ora che abbiamo una defininzione di Propriocezione, e un perché, vorremmo magari causare la Disfunzione Propriocettiva e la Dissonanza, vediamo quindi alcuni dei modi nei quali possiamo implementarli nel nostro taijutsu. Disfunzione Propriocettiva Primo, i recettori nelle giunture inviano due importanti pezzi di informazione alla nostra mente:
Ampiezza Quindi, quando una giuntura (braccio, gamba, ecc.) viene mossa troppo velocemente, i nostri propriocettori inviano un segnale di allerta alla mente che deve effettuare un aggiustamento, nel caso in cui un avversario ci prenda in “kumiuchi” e noi rispondiamo con una spinta o tirando le sue braccia, e il suo corpo che si aggiusterà automaticamente allo scopo di rimanere forti e in posizione stabile. Potrete utilizzare questa reazione in due modi diversi. Metodo 1: Il primo è quello di non muovere le braccia (relativamente al torso dell’avversario) ma lasciandole apposto muovendo il nostro corpo attorno ad esse. Ciò è dove il principio del “muovere il proprio corpo attorno all’arma, non l’arma attorno al corpo” (sabaki gata) entra in gioco. (Attenzione a non rimanere intrappolati nel termine (“arma”), nel caso di omote gyaku l’”arma” è il polso, o il punto che utilizziamo per controllare il nostro avversario, simile a un fulcro e il nostro corpo fa da leva). Presso il Bujinkan Zero Point Dojo qui in Giappone, utilizziamo l’idea del Contatto Iniziale (il momento nel quale “arriviamo alla presa” con il nostro avversario) per trasmettere il principio del sabaki gata. Al momento in cui voi e il vostro avversario “vi abbracciate”, si creerà una “forma” nella quale i vostri due corpi saranno connessi (osserviamo il punto nel quale siete connessi, quindi osserviamo agli angoli tra le sue braccia e torso – questa è la forma”. Allo scopo di create per noi la Disfunzione Propriocettiva, dobbiamo lasciare che la “forma”, la stessa forma che utilizziamo per muoverci con i nostri piedi, fino al punto nel quale l’equilibrio dell’avversario viene preso, ma non così tanto da costringerlo ad effettuare un passo o cadere a terra. Se ci muoviamo passando questo punto, il suo senso di equilibrio subentrerà e egli riacquisterà la sua struttura. (Questo potrebbe essere piuttosto difficoltoso da fare inizialmente, ma ci arriverete con un po’ di pratica). Il fattore importante qui è questo: il vostro avversario crederà che il suo equilibrio e la struttura siano ottimali, motivo per il quale avrete tenuto la vostra ampiezza di movimento corta. L’altro fattore importante è relativo alla velocità. Velocità Quando parliamo di velocità qui, è sempre relativo alla velocità dell’avversario. Voi essenzialmente vorrete riflettere la tempistiche dei suoi movimenti. Nell’esempio sopra da kumiuchi, il vostro avversario mette tensione nelle proprie braccia, e vi spinge, dobbiamo quindi muoverci con la tempistica di quella spinta. Questo potrebbe apparire evidente, tuttavia la maggior parte di noi vorrà muoversi più velocemente nel tentativo di “sconfiggere il nostro avversario fino ad arrivare a colpire” per modo di dire. Questo è però controproducente per raggiungere l’obiettivo del controllo della mente. Avrete probabilmente familiarità con l’ammonizione di “rallentare” durante la pratica del vostro taijutsu. Inoltre la necessità di acquisire le capacità (che dobbiamo praticare lentamente inizialmente, quindi gradualmente incrementando la velocità allo scopo di raggiungere la massima integrazione), vi è anche un’altra ragione per la quale è importante muoversi lentamente: inganna il vostro avversario senso propriocettivo (shinnenjutsu). Allo scopo di dimostrare questo, prendete qualcuno vicino a voi per le braccia e strattonatelo, vedrete che automaticamente si aggiusteranno per adattarsi e irrigidirsi. Questo è anche chiamato “riflesso di allungamento”, è uno strumento propriocettivo e il suo scopo è quello di prevenire che il muscolo subisca danni, questa reazione (l’irrigidirsi dei muscoli, attorno alla parte del corpo che viene strattonato) è amplificato in una situazione di grande stress. Questo significa anche che aiuterete il vostro avversario a generare maggiore forza contro di voi. Ad eccezione che voi sia confidenti e che potrete sovrastate con la vostra potenza ogni persona che incontrerete, ma per favore cercare di evitare tutto questo. Solamente con il controllo della percezione visuale del vostro avversario, vorrete muovervi velocemente inizialmente, tuttavia muovetevi lentamente. Quando sentirete che vi starete muovendo abbastanza lentamente, provate a muovervi ancora più lentamente. Nella pratica, prendete tutto il più lentamente possibile e allo stesso tempo mantenendo una buona struttura. Il secondo metodo da utilizzare con questo è: Metodo 2: Muovendovi con uno scopo preciso le armi del vostro avversario al fine di carpire la risposta propriocettiva della quale avrete bisogno da lui. Di nuovo, da kumiuchi, stavolta potrete spingere con il vostro braccio destro sul suo braccio sinistro come se stessimo per andare verso il mushadori, e allo stesso tempo girando il nostro corpo lentamente facendo scivolare il vostro gomito sinistro sopra il suo braccio destro. Nel momento in cui il vostro avversario reagirà al movimento del suo braccio sinistro (risposta propriocettiva) irrigidendo il suo corpo nel tentativo di prevenire il vostro mushadori, voi vi abbasserete in modo diritto verso il basso, intrappolando il suo braccio con il vostro sinistro nel “vero” mushadori! Ciò è il più ovvio esempio di shinnenjutsu. Dissonanza Propriocettiva Implementando la Disfunzione Propriocettiva, cerchiamo di inviare segnali errati o incompleti al senso propriocettivo, controllando efficacemente la mente del nostro avversario attraverso l’inganno. Ora, con la Dissonanza Propriocettiva, potremo prendere controllo della mente del nostro avversario (senso propriocettivo) tramite la confusione (inviare troppe e/o informazioni competitive). Al fine di effettuare ciò con successo esistono diversi principi di movimento che dovremo implementare:
Più punti di contatto: Nella Bujinkan veniamo molto spesso ammoniti perché utilizziamo “tutti i punti di contatto possibili”. La comprensione generale di ciò è dovuta al fatto che ci permette di “controllare” (attraverso le sensazioni) quello che il nostro avversario sta facendo. Questo è abbastanza vero, tuttavia esiste un’altra ragione per la quale è utile, questa è perché tutti i punti di contatto inviano informazioni al senso propriocettivo del nostro avversario (anche il nostro avversario avverte le stesse sensazioni), che significa che possiamo inviare le informazioni che intendiamo / vogliamo inviare, creando la Dissonanza Propriocettiva (controllo della mente). Io utilizzo il termine “avvolgimento-glad” (il rotolo di pellicola che utilizziamo per ricoprire il cibo e conservarlo in frigorifero), questo, perché quando ricopriamo il cibo, la pellicola glad prende la forma del cibo, ma non muove il cibo! Proprio per il motivo che abbiamo questi punti di contatto, possiamo applicare pressione con tutto il nostro corpo, (ginocchia, gomiti, bacino, ecc.) e non solo con le nostre mani. Ciò significa che la mente del nostro avversario sarà occupata a provare a seguire tutte le fonti d’informazioni che gli arrivano, investendo molto più impegno di quello che normalmente utilizza durante la pratica giornaliera. Dal momento in cui staremo “coprendo” il corpo del nostro avversario, potremo applicare una pressione specifica in tutta la struttura corporea del nostro avversario. (Come applicare questa pressione, argomento del quale discuterò nel prossimo punto) Spingete non tirate: Questo concetto / idea è leggermente più difficoltoso da trasmettere in termini di ciò che si intende per “spingere e tirare”. Generalmente, la forza della vostra pressione dovrebbe uscire dal corpo (spingere), e non tornare indietro nel vostro corpo (tirare); il movimento della vostra forza nel momento in cui state effettuato una flessione, certamente, una spinta, il movimento del battere le mani è tirare, motivo per il quale se le vostre mani non si fossero fermate a vicenda avrebbero continuato ad andare avanti affinché avrebbero toccato il corpo. Quando tocchiamo il nostro avversario, egli fa affidamento nel vostro feedback propriocettivo che gli permette di mantenere l’equilibrio e la postura – in effetti, lo state supportando. L’atto di spingere toglie questo tipo di supporto. Tirare invece provoca l’effetto opposto, tirando, l’avversario si muoverà più vicino al vostro centro, che gli permette di incrementare il numero di informazione valide che il suo senso propriocettivo può usare a proprio vantaggio. Utilizzate movimenti tridimensionali (Spirali o Archi): La Dissonanza Propriocettiva accade quando riceviamo troppi dati e/o troppi dati competitivi. Pertando, vogliamo usare movimenti più complessi (3D), anziché movimenti meno complessi (2D). Se spingiamo la spalla del nostro avversario all’indietro, alcune informazioni vengono inviate al suo senso propriocettivo, Se spingiamo la sua spalla in un arco per una linea più debole (90° gradi) dalla linea che corre attraverso i suoi talloni), questo movimento invia più dati al suo senso propriocettivo. Ora, se spingiamo il suo bacino in un arco di 90° gradi fino all’arco della sua spalla che sta muovendo, sovracaricherete il suo senso propriocettivo, ancora una volta, prendendo controllo della mente. Muovetevi nello spazio che occuperanno successivamente: Mentre vi muoverete attorno al vostro avversario, mantenendo molti punti di controllo, spingendo lungo il suo corpo, e non tirando, dovrete muovervi nello spazio che l’avversario occuperà SUCCESSIVAMENTE. Hatsumi Sensei parla sempre di “tsugi tsugi”, il successivo prossimo, che significa, controllate dove il vostro avversario dovrà muoversi successivamente allo scopo di continuare ad effettuare i vostri attacchi con successo, e quindi occupando quello spazio (controllando il kukan). Ad esempio; se spingiamo qualcuno verso la loro sinistra, quadrante posteriore, dovrete muovervi attorno al loro corpo e in quello spazio per primo! A questo punto, saranno leggermente piegati verso di voi, motivo per il quale voi li starete ancora “coprendo” proprio come la pellicola glad*, che significa che il vostro avversario starà ora facendo affidamento su di voi per mantenere il loro equilibrio e senso di posizione. Da qui è facile metterlo fuori controllo, perché non avrà l’abilità di rispondere in modo appropriato a qualsiasi vostra azione. (Come potete immaginare, allo scopo di effettuare questo in modo appropriato), dovrete essere molto vicini al vostro avversario. In allenamento, parlo spesso di tenere l’avversario nella zona “dell’abbraccio”, il punto in cui qualcuno dovrebbe essere, nel caso in cui li stiate abbracciando. Questo significa meno distanza da coprire) Scivolate lungo il contorno del loro corpo: Hatsumi Sensei fa questo spesso, anziché mostrare il suo avversario, egli gentilmente “fa scivolare” il suo braccio o la sua gamba lungo il contorno della forma del corpo del suo avversario. Qui vi è una risposta al tocco che reagisce successivamente a questo, causando al corpo di muoversi lontano dal tocco. Se spingiamo con troppa forza l’effetto viene negato. Ad esempio: Se mettiamo la nostra mano sinistra leggermente sulla spalla destra del nostro avversario, e quindi la facciamo scivolare la sua schiena fino alla sua spalla opposta, troveremo che egli avrà spostato il suo equilibrio sopra e davanti al suo piede sinistro. (Certamente, se sapesse ciò che state facendo in anticipo resisterebbe e si muoverebbe in modo diverso!) Dal momento in cui questo è un sottile spostamento, diventa più utile quando il vostro avversario si sta già muovendo. Al fine di apprezzare davvero tutto ciò (e tutti i fattori della Dissonanza Propriocettiva) questo deve essere vissuto di persona. Qualsiasi persona che si è allenata con Hatsumi Sensei lo ha sentito dire questo. Un’altra cosa che Sensei afferma durante ogni classe è di giocare con questo concetto. Questo breve articolo non può rendere giustizia al soggetto di cui abbiamo discusso. Quindi incoraggio tutti a studiare e osservare il ruolo che la Propriocezione gioca nella nostra arte marziale e di recarsi qui in Giappone per studiare di persona. Se desiderate ricevere maggiori informazioni o desiderate allenarvi con questi concetti, visitate il sito www.zeropointbujinkan.com
Thank You Duncan Stewart
Questi alcuni dei miei punti di vista riguardo al sistema dei gradi nella Bujinkan, in un freddo, ventoso e piovoso giorno d’inverno. Il Soke va oltre al concetto irrilevante dei gradi. Egli ha parlato dei gradi relativamente agli sport e al Budo molte volte negli anni. Nella Bujinkan abbiamo un concetto conosciuto come “Sakizuke”. Questo è il modo nel quale il Soke ha ricevuto i suoi gradi da parte di Takamatsu Sensei. E’ mia opinione personale che il Soke rispettava Takamatsu e le arti, così tanto, che ha chiaramente compreso ciò che era da lui richiesto e quindi si allenò tre volte tanto duramente rispetto a molte altre persone. Il problema con le nuove generazioni (e principalmente con i gaijin) è quello che non siamo in grado di capire il concetto dentro di noi nella nostra anima. Siamo restìì ad accettare un modello da seguire, ed inoltre diventare degli allievi, discepoli, ecc. Abbiamo paura di perdere la nostra identità e individualismo o, guardiamo al dogma di culto di quell’insegnante o studente e ci rifiutiamo di accettare qualcuno e come persone accettiamo un insegnante a lungo termine. Essere un allievo del vero Budo è complicato eppure molto semplice. Perciò, ne vediamo pochi la fuori con l’equilibrio del corpo, della mente e dello spirito per entrare in un dojo sotto la tutela di un insegnante. L’ego delle persone è troppo grande. Stiamo vivendo in un’era di “intitolamento”. Un’era dove la fiducia è rara e le persone trovano difficile accettare che qualcuno gli dica che cosa fare. Takamatsu Sensei apparentemente ha insegnato a qualsiasi persona che mostrava interesse nel suo Budo. Era importante per la continuità del suo Budo perché questo continuasse a diffondersi attraverso il paese nella speranza che un giorno, qualcuno lo avrebbe fatto diventare qualcosa di concreto. Fu fortunato, quando conobbe Hatsumi Sensei e divenne il suo deshi. Io credo che il Soke stia facendo la stessa cosa. Sta tramandando la sua conoscenza a tutti coloro che dimostrano interesse nel Suo Budo. Il Soke ha menzionato che è sua speranza che un giorno, alcuni maestri, da tutte le migliaia che emergeranno. Più si diffonde, più saranno le possibilità che l’arte continui a sopravvivere, assicurando la buona salute e la protezione delle persone nel mondo. La Bujinkan è più un organismo di un’organizzazione, il Soke diffonde le sementi ed alcune di queste muoiono, altre crescono diventando erbacce e muoiono poco dopo, oppure diventano una seccatura, alcune crescono diventando piccoli alberi, cespugli, fiori e grandi alberi. Ogni uno di questi abita in uno spazio per un periodo di tempo. Alcuni per più tempo di altri. Alcune apprendono bene e avranno il cuore giusto per perdurare anche nelle avversità e insegneranno ciò che hanno appreso, o spargeranno ulteriori sementi per il futuro. Alcuni di questi vanno in ibernazione, alcuni appassiscono e muoiono. Questa è la natura. Questa è la Bujinkan. La Bujinkan e la natura sono la stessa cosa. Io credo che il Soke non tenti di controllare madre natura, piuttosto egli la accetta e si muove con il flusso (Shizen Gyoun Sui). Questo è una via molto più potente di leadership – diventare una sola unità con madre natura. Il Soke permette ciò che dovrà essere. Certamente, dovrà esserci l’intervento dell’uomo a volte, perché viviamo nel regno dell’uomo. Anche se, credo che il Soke sia sinceramente in armonia con l’equilibrio del Ten Chi Jin e non vive in nessun regno, ma all’interno dello spazio di tutti e tre gli elementi. Perciò, può crescere sopra al concetto irrilevante del sistema di gradi che i suoi allievi meno illuminati (noi) possono comprendere. Se non lo comprendiamo, va bene comunque. Forse saremo in grado di capire quando avremo la sua età. Pertanto, riguardatevi e mantenetevi in salute e allenatevi per permettere un giorno che gli insegnamenti maturino al punto nel quale il concetto dei “gradi” non è nulla più di una “semina di sementi”. Il Soke è come un contadino, che prova a coltivare la sua terra, in modo che possa crescere e quindi assistere altri durante loro crescita. Tuttavia, tutto sta nella grazia di madre natura e come risultato, alcune parti di quella terra non sopravviverà o non crescerà bene. Noi siamo niente ma riso, sparpagliato dal vento marziale per testare le nostre decisioni come artisti marziali in erba. Alcuni capiranno, altri no. E’ in questo spazio che scopriremo noi stessi e ciò di cui avremo bisogno per comprendere per crescere e sopravvivere. I gradi nella Bujinkan sono basati sul cuore. Questo cuore è il cuore del “keeping going” o “andare avanti senza mollare”. Solo il talento o le tecniche non sono sufficienti. Dovremo possedere tutti e tre gli elementi (Sainou Kon Ki) per raggiungere l’illuminazione (Rokkon Shojou). Quindi, io credo che i gradi vengono dati a coloro che hanno dimostrato perseveranza e resistenza durante gli anni, anche se non possiedono le capacità. Se continuano ad andare avanti senza mollare, è desiderio del Soke (forse) che un giorno possano diventare capaci. Veramente, siamo come dei bambini. Qui alcuni dei modi nei quali io vedo i gradi/premi: Deve ancora ricevere gli insegnamenti dei genitori. Lol. Shodan - sperma Godan - nato Judan - pubertà Jugodan – Un ragazzino di 15 anni ( nella cultura dei samurai è considerato un giovane adulto libero di addentrarsi nella vita a suo modo e responsabilmente) Shin Gi Tai Bufu Ikkan – Comprende l’unità dello spirito / tecnica / Corpo attraerso la resistenza al duro allenamento negli anni. Yushuu - Adulto (Nel mezzo della vita, sta vivendo la vita, assistendo altri) Dai Shihan – Adulto Maturo ( ha vissuto le prove poste dalla vita e sopravissuto, guidando attraverso l’esempio nel ShinGiTai, avendo vissuto una lunga). Così come per madre natura, vi sono problemi, permutazioni, mutazioni, malattie, ecc. Troviamo le stesse cose anche nella Bujinkan. Le cose non sempre hanno senso e funzionano nel modo in cui NOI crediamo dovrebbero. Benvenuti nel funzionamento di madre natura. Proprio quando pensiamo di sapere, non sappiamo. Forse questo Gokui può aiutarvi: “Se pensate che esiste qualcosa, non esiste. Se pensate che non ci sia niente, c’è” Il mondo e coloro che lo abitano sta cambiando per sempre e evolvendo in un processo di temperamento che è infinito, oltre il lasso della nostra vita di comprensione. Quindi, è importante che proviamo a sviluppare una capacità maggiore (utsuwa) per accettare o tollerare questi tempi. Io credo che il Soke abbia un’immensa capacità e quindi si esprima definendo se stesso un UFO. Egli si innalza sopra a tutto in alcune occasioni, atterra per aggiustare le cose e/o per portare le persone in un tour come ispirazione. Il Soke afferma che il Dojo è come una piscina e che gli allievi stanno nuotando. Non può immergersi per salvare tutti, se lo facesse, annegherebbe anche lui. Quindi rimane indietro per assistere coloro che hanno le qualità di Budoka e può perdurare e galleggiare. Sembra severo, ma quando guardate a madre natura, anche lei si comporta in modo severo. Tuttavia, l’allenamento è divertente no? Anche se stiamo annegando. Quindi, è la lezione di vivere nel momento, imparare ad accettare la morte e morire bene. Lol. Coloro che crescono di grado prima degli altri…ebbene, è un test per tutti. E’ un test per coloro che non possono accettarlo, e pe coloro che ricevono i gradi. Se entrambe le parti vedranno i gradi superficialmente e nel senso materialistico della cosa, nessuna vera comprensione evolverà. Magari continueranno ad allenarsi, ma la profondità della comprensione di ciò che stanno facendo potrebbe non raggiungere mai la propria pelle o la profondità dell’ego, avranno assecondato il desiderio, la scarsa maturità e lo sfortunato stato del pensare all’interno del mondo moderno. Dobbiamo assolutamente anche apprendere che il Soke rispetta coloro che possiedono la vera esperienza del “mondo reale”. Quindi, a queste persone vengono spesso dati gradi velocemente, senza alcun rispetto, a prescindere dalle loro attuali abilità nel Dojo. Il Soke dice che queste persone hanno visto battaglie e sono sopravvissuti e possono comprendere il Budo. Dobbiamo ricordarci che il Soke non ha mai visto una battaglia. Secondo Nagato Sensei, il Soke si è sentito per molti anni come se non potesse superare con successo questo sentimento di Takamatsu Sensei perché non uccise mai nessuno. Pertanto, io credo che il Soke ammiri e rispetti coloro con simili qualità e quindi assegna gradi/premi e stati di sincero rispetto. Come risultato, tra le altre cose, vediamo una grande varietà di capacità nella Bujinkan. Coloro che non possono accettare o non accettano questo metodo di dare gradi hanno smesso di allenarsi o hanno causato problemi. Queste persone continuano a mantenere le loro idee forti di ciò che il sistema di gradi dovrebbe essere e non sono in grado di vedere oltre ciò che il Sensei insegna. Qualsiasi problema nasca, non è un problema del Soke. E’ il nostro problema. Se non lo possiamo accettare, dobbiamo cambiare per placare il nostro ego. Spero che un giorno un numero sufficiente di noi possa maturare e continuare a seguire il Soke e le sue trasmissioni in armonia con la via della natura. La tradizione della Bujinkan riconosce la natura e l’universalità di tutta la vita umana ed è cosciente di questo e fluisce naturalmente tra le due parti: “Il principale segreto del Taijutsu è di conoscere le fondamenta della pace. Lo studio è la via del cuore inamovibile (fudoshin)”. Sapere che la pazienza viene per prima Sapere che la vi dell’Uomo deriva dalla giustizia Riconoscere l’avarizia, la tristezza e le preoccupazioni come elementi naturali della vita e ricercare il cuore inamovibile. Non allontanarsi dalla via della lealtà, e con equilibrio tra la penna e la spada, immergendosi sempre profondamente nel cuore del Budo. Seguire questo codice è parte delle linee guida del Dojo. Meiji 23 (1890) Primavera, Toda Shinryuken Masamitsu Showa 33 (1958) Marzo, Takamatsu Toshitsugu Uou Hatsumi Masaaki Byakuryu
Thank You Mark Lithgow for allowing me to translate this into italian. Thank You Darren Horvath for letting me use the Honbu Dojo picture.
A tutti gli amici della Bujinkan: Ho avuto una conversazione con il Soke nella sua casa riguardo al “comportamento” nel dojo. Il Soke afferma che queste cose sono molto importanti da tramandare a tutti i membri della Bujinkan. Oggi (10 Maggio, 2015), mi ha chiesto di alzarmi davanti a tutta la classe per spiegare queste cose a tutte le persone presenti. L’etichetta del Dojo può variare da scuola a scuola, e anche da Dojo a Dojo all’interno di una scuola come ad esempio la Bujinkan. Ciò viene spesso appreso semplicemente osservando altre persone che sanno queste cose meglio di noi. Sfortunatamente, in questi giorni abbiamo così tante persone che vengono all’Honbu Dojo, e a causa del fatto che la maggioranza delle persone arrivano per la prima volta, non hanno molti buoni esempi dai quali imparare allo scopo di sapere quali comportamenti tenere. Io stesso ho spesso sentito il bisogno di intervenire, giocando il ruolo del “poliziotto del buon comportamento”. E spesso non sono contento di farlo, tuttavia, questa è anche il mio dojo “casa”. Sono un membro di questo Dojo, non un visitatore, e lo sono stato per quasi 3 decenni. Ed è anche il mio “compito” istruire i visitatori nel come comportarsi nel mio Dojo. Mentre discutevo di questo con Sensei, è apparso subito evidente che lui ci tiene molto all’etichetta. Sembra un uomo affabile, ma dentro di lui, lui si aspetta il rispetto del luogo, e rispetta le persone che mantengono buoni comportamenti. Il Soke sente giustamente che questo non è il luogo dove insegnare o obbligare le persone a mantenere un buon comportamento. Essendo il Soke, dovebbe poter arrivare in Dojo, insegnare ed andare via. La gestione generale del Dojo, la pulizia e il mantenimento dovrebbe essere supportata da altri. Questo vale anche per cose come ad esempio un comportamento corretto. Il Soke ha affermato inoltre che gli Shihan dovrebbero occuparsi di questo, e questo anche grazie alla mia esperienza con Dojo di altre arti, so come un Dojo DOVREBBE essere trattato. Apparentemente, per questa ragione, sono la “persona perfetta” per trasmettere queste informazioni. Il Soke ha affermato qualcosa in modo accidentale, quando sono tornato a casa sua dopo l’allenamento, dicendo che “Come possiamo aspettarci di essere presi seriamente da parte delle altre arti marziali giapponesi nel mondo se la nostra etichetta basica del Dojo, lascia a desiderare"? Ho sottolineato tre punti nella classe di oggi, su richiesta del Soke. Altri punti emergeranno sicuramente, tuttavia penso che questo sia un buon inizio. Io credo che dovrò ripetere questo annuncio, ogni tanto, affinché raggiungerà il punto nel quale vi saranno sufficienti buoni esempi per i nuovi visitatori dai quali imparare, così che possa crescere diventando parte della cultura del nostro Dojo. Ciò può sembrare molto basico, infatti, questo riguarda il buon senso per molte persone. Tuttavia, da ciò che ho potuto costatare recentemente, le regole del buon comportamento non sono conosciute da tutti e necessitano di essere indirizzate. 1) Fare l’inchino all’entrata e all’uscita del Dojo. Fare un inchino all’entrata e all’uscita di qualsiasi Dojo in Giappone è considerato “buon senso”. A volte potrete persino vedere dei clienti che praticano questa regola anche fuori dal Dojo, in luoghi come ad esempio supermarket, e negozi. I membri dello Staff, quando escono dai negozi in pausa o alla fine del loro turno di lavoro, alla porta del “solo membri staff”, spesso si girano e fanno un inchino verso il negozio prima di entrare dalla porta. Devo ammettere che io stesso sono diventato un po’ pigro quando nel vecchio Honbu Dojo, a volte dimenticando di fare l’inchino. Con il nuovo Dojo in costruzione, ho menzionato ciò al Soke, raccontandoli che sebbe a volte io sia diventato pigro, ho creato una mia nuova regola subito dopo che il nuovo Dojo è stato aperto. Abbiamo avuto una lunga conversazione a riguardo, che è continuata la settimana scorsa. Per il Soke, fare un inchinoquando si entra nel Dojo è essenziale per mostrare rispetto al Dojo. Per Sensei, fare l’inchino anche due volte, può andare bene, una volta all’entrata del Dojo, e uno aggiuntivo quando si entra nel Dojo e ci si reca verso il tatami. Dopo alcune conversazioni, tuttavia, il Soke ha concetto che l’inchino all’entrata del Dojo è opzionale, tuttavia fare un inchino quando qualcuno entra nella zona di allenamento è essenziale. Quando entriamo, dobbiamo fermarci, fare una pausa, fare un inchino, fare ancora un’altra pausa, quindi incamminarci all’interno del Dojo. In quel momento, state lasciando il mondo esterno dietro di voi, e vi state preparando per la “modalità di allenamento”. Lo stesso vale quando usciamo dal Dojo. Fermatevi e fate un inchino. Prendetevi un momento per riflettere nel fatto che siete usciti dal Dojo sani e salvi, e state per rimettere piede nel mondo reale. E’ necessario fare un inchino solo una volta quando si entra nel Dojo e una volta quando si lascia il Dojo. Se dovete uscire dalla zona di allenamento per prendere qualcosa dal vostro bagaglio o per utilizzare i bagni, non dovrete fare l’inchino ogni volta. Solamente quando vi cambierete per allenarvi e quando uscirete dal Dojo. 2) Le scarpe all’entrata. Questo si basa sulla semplice idea che “dentro è dentro” e “fuori è fuori” e questi due luoghi devono essere tenuti separati. Quando ci alleniamo nel Dojo, dobbiamo indossare scarpe da interno, generalmente tabi. I tabi da interno possono avere suole di stoffa o in pelle. I tabi con la suola di gomma, conosciuti come “jika tabi” sono fatti per essere indossati all’esterno SOLAMENTE. Il bordo è fatto di assi in legno nel pavimento del “genkan” (entrata). Il pavimento in legno è considerato “INTERNO”. Qualche settimana fa, sono arrivato al Dojo per trovare molte scarpe sopra al pavimento in legno! Se state indossando tabi (da interno) non sporcate la suola andando fuori, portandolo poi all’interno del Dojo. Se volete uscire per fumare velocemente, perfavore indossate le vostre scarpe! Di nuovo, una volta che i vostri tabi sono stati indossati all’esterno, non portate lo sporco all’interno! Non camminate all’esterno del Dojo senza avere indossato le vostre scarpe, e quindi camminate all’interno del Dojo. Levatevi direttamente le vostre scarpe! L’entrata del nuovo Dojo è piccolina, e a volte non avrete scelta ma di fare un passo verso l’esterno. Non ci si può fare niente, ma vi prego fate del vostro meglio per evitarlo. 3) Il muro del Shômen. Il muro del shômen (davanti) del Dojo contiene il ‘kamiza’. Il kamiza è trattato come una parte sacra del Dojo e dovrebbe essere trattato con rispetto. Non è il posto dove appoggiare i vostri effetti personali. Nulla ad eccezione di oggetti che appartengano o dovrebbero essere messi nello scaffale. Sotto il kamiza nel nuovo Dojo c’è una specie di alcova con il pavimento in legno. Essa è utilizzata come area per mostrare statue, ecc, tuttavia dovrebbe essere trattata allo stesso modo come per lo scaffale nel quale il tempietto è appoggiato. Questo non è posto dove appoggiare bagagli, bevante, e certamente non è fatto per camminarci dentro o per sedersi al suo interno. In realtà, l’interno muro (davanti) è trattato allo stesso modo. Nel nuovo Dojo, separato dalle aree menzionate sopra, il resto del muro del shômen è occupato dall’armadio per le armi da allenamento, tuttavia anche nel vecchio Dojo, dove c’era un po’ di spazio in qualsiasi lato, la regola era quella che nessun effetto personale avrebbe dovuto essere messo nel muro (davanti). La parte laterale dove camminare, è OK, ma non nel muro (davanti), che è trattato come estensione del kamiza stesso. I punti sopra, sono stati quelli menzionati oggi, ma mi piacerebbe aggiungerne un paio – qualcosa che ho notato oggi, che penso meritino di essere menzionati. Prima di tutto, quando una tecnica viene mostrata al centro del Dojo, perfavore abbiate rispetto di ciò e chi vi circonda, e mostrate un po’ di considerazione per gli altri che stanno come voi osservando ciò che viene mostrato. Se vi trovate vicini al muro e non c’è nessuno dietro di noi, rimanete in piedi. Ma se guardiamo dietro le nostre spalle e ci accorgiamo che ci sono persone dietro di noi, dobbiamo fare in modo che anche loro possano vedere bene ciò che viene mostrato, quindi per favore accucciatevi un po’, o abbassatevi così che le persone dietro di voi possano vedere. Oggi, stavo traducendo, e come faccio generalmente ho provato ad avvicinarmi a Sensei. Non rimango in piedi dietro, ma generalmente mi inginocchio davanti. Anche in questo modo avevo persone in piedi davanti a me. Un po’ di considerazione, per favore! Secondo, se avete utilizzato delle armi da allenamento del Dojo; rokushakubo, hanbo/fukuro shinai, etc, per favore, rimettetele dove le avete prese dopo l’allenamento. Qualcuno passa sempre l’aspirapolvere nel pavimento dopo l’allenamento (qualsiasi volontario che faccia questo è sempre apprezzato, a proposito). Non è il lavoro lavoro, ma per favore mettete sempre le armi al loro posto dopo l’allenamento. Ad ogni modo, volevo solamente fare sapere alla "Terra di Facebook" i dettagli di ciò che è stato detto presso l’Honbu Dojo oggi. Nella speranza che questo aiuti e sensibilizzi le persone a mantenere e a fare rispettare l’etichetta generale anche a tutti coloro che visiteranno il Dojo in futuro.
Thank You Duncan Stewart.
Il Budo è la via per guidare la tua comprensione oltre i molti strati della vita. Entra nel Dojo consapevole che dovrai risvegliarti ai crescenti dolori derivanti da tutti i regni. Le ombre nel dojo sono necessarie per illuminarti su entrambe la luce e il lato oscuro della vita. Accetta il Dojo come luogo consacrato per essere guerrieri e affida te stesso al cuore del Budo. 南虎
Thank you to Mijic Zoran - Bujinkan Sojobo Dojo, for letting me translate your content.
Le nove regole della Gyokko Ryu Koshijutsu
1) Il simbolo del ‘nin’ significa proteggere la nazione con la propria vita 2) Dimentica te stesso, sii paziente, e non avere paura della morte 3) Quando in una situazione di pericolo non dire o fare nulla 4) Quando forti nemici arrivano, mantieni uno spirito indomabile 5) Servi e proteggi il tuo maestro così come faresti per la tua famiglia 6) I vizi dissipano le tue abilità 7) Essere ubriaco influenza il tuo giudizio 8) Distruggi il potere del tuo nemico ma non la sua vita 9) Non insegnare agli altri senza il permesso del tuo maestro
Le 5 regole della Shinden Fudo Ryu
1) Sappi che la perserveranza viene prima di tutto, ma solamente per un breve periodo di tempo 2) Sappi che la via dell'uomo è quella della giustizia 3) Dimentica il cuore della cupidigia, della comodità e della discriminazione (dipendenza). 4) Considera sempre la tristezza e il rancore come leggi naturali, e semplicemente trai vantaggio dall'illuminazione del cuore inamovibile. 5) Con un cuore immutabile, non allontanarti dalla via della lealtà e pietà filiale, aspira profondamente alle vie della letteratura e delle arti marziali. 一. 忍耐は、まず一服の間とぞ知れ 二. 人の道は、正義なりと知れ 三. 大欲と楽と依怙(たよること)の心を忘れよ 四. 悲しみも恨みも自然の定めと思い、唯不動心の悟りを得べし 五. 心常に忠孝の道を離れず、深く文武に志すべし 右、五定を守ること、道場の規定なり。
La via per vivere la felicità è quella del lasciare andare tutte le preoccupazioni e i rimorsi.
Essere felici è il sentimento più soddisfacente della vita. Riflettere guardando indietro ai progressi della nostra vita permettendo la positività, la creatività e i pensieri gioiosi per oscurare e superare la tristezza, il lutto, che potrebbe persistere nei recessi della nostra mente. La felicità è li che aspetta davanti a noi. Solo noi possiamo decidere se viverla o no. 33° dai Soke Togakure Ryu Ninjutsu Toshitsugu Takamatsu
体術の極意は平和の基礎と知れ学べば不動心の道にありける
戸隠流三十二代宗家 戸田真軒正光 Taijutsu no Gokui wa Heiwa no Kiso to Shire Manabeba Fudōshin no Michini Arikeru Togakure ryū Sanjūnikei Sōke - Toda Shinryūken Masamitsu Sappi che il segreto del Taijutsu è il fondamento della pace. Se sarai in grado di apprendere ciò, potrai percorrere la via del cuore inamovibile. 32° Sōke of Togakure ryū - Toda Shinryūken Masamitsu
Ishin deshin - Letteralmente da un cuore all'altro, trasmissione della conoscenza e fiducia tra shihou e uchi deshi. E' direttamente connesso attraverso tre processi di trasmissione, Taiden, Kuden e Shinden gokui.
La genesi del Koppojutsu si dice abbia avuto origine in Cina. Mentre la Koto Ryu fu introdotta nel nostro continente da Chan Bushou* della Corea. Successivamente fu apportata all'interno delle tradizione del Ninjutsu della Iga Ryu, e la sua rivitalizzazione durante l'era Tenbun si dice provenisse da Momochi Sandayu, che ereditò le sue tradizione da Toda Sakyo Ishinsai (tradizione orale da Toda Shinryuken). Per ulteriori articoli che supportano ciò, fare riferimento alla Gyokko Ryu.
Ieri sera il Soke mi stava parlando riguardo l’aspetto del Shin-Gi-Tai e di come questo si applica a diverse cose nelle arti marziali e nella vita.
Il Soke ha inoltre menzionato che anche se ci alleniamo per uccidere nelle arti marziali, lo facciamo sotto l’aspetto del Shingitai e ricerchiamo solamente di uccidere il combattimento nella mente del nostro avvversario (Shin) e le sue tecniche (Gi). Non ricerchiamo di uccidere il corpo del nostro avversario (Tai). Questa è stata una lezione molto importante per me e anche rappresentativa dell’aspetto del Sanshin, del quale il Soke parla spesso. Mi ha dato inoltre l’opportunità di riflettere del recente Shingitai in Germania del quale ho avuto l’onore di essere parte negli ultimi 3 anni. 3 anni di Shingitai. Durante il Sanshikai i partecipanti hanno avuto l’opportunità di apprendere da 3 diverse persone (Tai) che hanno mostrato delle tecniche uniche / originali (Gi) con un diverso atteggiamento mentale (Shin). Tuttavia vi sono alcune differenze, 3 x 3 = 9. Voglio ringraziare sentitamente i miei carissimi Buyu Oliver e il team dell’Arashi Dojo per il loro supporto in questi anni e per la grande opportunità di essere stato parte di questo evento. Il Soke ultimamente ha menzionato che richiede più di un decennio e presenza costante di un maestro per iniziare a capire il Budo. Per iniziare a comprendere il Budo dobbiamo appoggiare il pennello e continuare a dipingere senza sollevare il pennello affinché non raggiungiamo ancora una volta il punto di inizio del cerchio. Questo è l’inizio.
Thank You Papasan, for allowing me to translate your articles.
Source: http://www.pabujinkanbarndojo.com/Articles/Cooperation.asp Probabilmente la più grande invenzione della razza umana è stata quella del linguaggio, l’abilità di comunicare con gli altri. Senza questa “invenzione” non avremmo potuto diventare la specie dominante nel nostro pianeta. Non avremmo potuto collaborare con gli altri. Quindi la nostra razza ha portato il tutto ad un livello ancora più impressionante inventando un modo di registrare le nostre comunicazioni, linguaggi scritti, che in tal modo permettono alle informazioni di essere trasmesse da un gruppo all’altro e da un millennio all’altro, comunicando attraverso il tempo. Il primo passo ci ha permesso di cooperare con i nostri umani motivo per il quale abbiamo iniziato il nostro dominio. Il secondo passo ci ha permesso di passare attraverso la conoscenza senza alcuna restrizione di tempo. Quando ci dimentichiamo di questa necessità, di cooperare per il MUTUO beneficio, ci mettiamo in una posizione di svantaggio. Possiamo deplorare il fatto che questa invenzione, è ora utilizzata per spezzare la razza umana in piccolo gruppi in conflitto. Possiamo inoltre dire che questa invenzione che ci ha dato il dominio del mondo ora trattiene i semi della distruzione dell’intera razza umana. Tuttavia, questo non cambierebbe i nostri errori. E’ quindi meglio considerare il valore degli amici e considerare inoltre quanto vulnerabili siamo e quanto soli siamo. Sappiamo tutti che “tutti lo possono essere e diventare”!. Circa sette anni fa, ho avuto un’esperienza che mi ha davvero insegnato questa verità, “la maggior parte della nostra forza sta nei nostri amici”. Stavo raccogliendo un pò di legna verso il confine della mia proprietà, un’area boschiva e collinare. Girando il trattore con il rimorchio attaccato per ritornare giù dalla collina, il mio trattore si è rovesciato sottosopra intrappolando la mia gamba sotto la ruota posteriore. Sono riuscito in qualche modo a fermare il trattore dal continuare la sua corsa giù dalla collina, che avrebbe causato il mio schiacciamento. Quindi ero li sdraiato, con la mia gamba intrappolata con una mano fissa sul trattore così che non proseguisse la sua corsa. Riuscivo a raggiungere il pulsante di accensione e quindi fui in grado di spegnere il motore. Provai a scavare la terra sotto alla mia gamba per liberarmi, trovai però una grossa radice di un albero che lo rendeva impossibile. Ho provato a chiamare mia moglie, ma non riusciva a sentirmi, ero troppo lontano. Era circa un’ora che ero sdraiato, urlando affinché non ebbi più voce, totalmente indifeso. Finalmente mia moglie si decise a venire a controllare, rendendosi immediatamente conto della situazione chiamò subito aiuto. Il team di emergenza arrivò e sollevò il trattore dalla mia gamba e mi portarono in ospedale. Non ero ferito, solo dolorante, e quindi mi mandarono a casa. La lezione qui, sta nel valore degli amici, e il valore della cooperazione, che furono per me molto chiari, così come compresi la vulnerabilità di un essere umano. Spesso nelle arti marziali ci dimentichiamo di queste lezioni. Ci focalizziamo invece nel mito del potere individuale, che è solamente misurato in relazione agli altri esseri umani. E non dobbiamo coltivare ciò e crescere in questo modo, dobbiamo diventare più esperti attraverso lo studio, l’allenamento e l’educazione. Ciò significa che dobbiamo mantenere tutto nella giusta prospettiva. Non permettete al vostro ego di diventare il vostro maestro, dovrebbe restare sempre e solo il vostro servitore! La crescita è la via del guerriero. Buongiorno! Sono tornato dopo un lungo intervallo, con un breve post che spiega il tema di due seminari Bujinkan che terrò a Gennaio – Vancouver (4/5 Gen) e Houston (11/12 Gen). Forse scrivere questo articolo mi spronerà a ritornare a scrivere “La via del cuore del fiore”, una storia che ho iniziato a scrivere agli inizi del 2012. Ho anche altre idee delle quali vorrei scrivere a riguardo, tuttavia è difficile trovare il tempo per farlo. Grazie a tutti coloro che mi chiedono di continuare a scrivere, perché mi aiuta a riordinare le mie priorità nella mia testa. Quando l’organizzatore del seminario mi ha chiesto il tema di allenamento. Ho pensato ad alcune cose importanti sulle quali Hatsumi Sensei si focalizza nell’Hombu Dojo Keiko lo scorso anno. Il tema ufficiale dell’allenamento come annunciato all’inizio dell’anno era quello del Ken (劔), la spada dritta a doppio taglio, tuttavia, come spesso accade con Sensei, il tema si è completamente trasformato nella seconda metà dell’anno. Infatti, abbiamo utilizzato raramente il Ken durante l’allenamento per la maggior parte della seconda metà dell’anno. Non sono sicuro del motivo, ma in qualche modo ci siamo trovati ad allenarci molto con il Muto Dori (無刀捕り) contro una normale katana (刀) ed il Bo (棒). Sensei ha continuato ad enfatizzare l’importanza centrale del Muto Dori fino alla fine dell’anno, menzionando spesso il ruolo del Kyojitsu (虚実) all’interno del movimento del Muto Dori.
Mi è sempre piaciuto tifare per chi è svantaggiato / sfavorito. Mi piacciono le strategie e le tecniche che permettono una persona fisicamente debole di pareggiare le probabilità contro una persona fisicamente più forte.
Questo è il motivo per il quale mi piacciono i movimenti che troviamo nella Gyokko Ryu. Sensei enfatizza l’importanza di questo tipo di movimento molto spesso all’inizio dell’anno, e in particolare durante il Bujinkan Women’s Taikai (Il Taikai delle Donne) in Marzo.
Infatti, Sensei ha sottolineato che la difesa personale delle donne era l’ultima e la cosa in assoluto più bella che ha appreso da Takamatsu Sensei, che affermava che questa idea riflette il pinnacolo nell’allenamento del Taijutsu. L’uso della debolezza per sconfiggere la forza.
Questa idea è evidenziata ancora di più quando l’avversario ha un’arma e chi si deve difendere è disarmato. Essere davanti a un avversario più forte e più imponente può essere abbastanza spaventoso così com’è, lasciato solo un avversario che sta provando a tagliarci la testa con la lama di un rasoio lunga un metro. Imparare a gestire questa tipologia di situazione è impegnativo anche per gli artisti marziali più esperti, e questo è più precisamente il motivo del perché il Muto Dori dovrebbe essere praticato con un Kihon (基本, fondamenta / basi) appropriato, praticato bene e praticato spesso. La lezione imparata può essere applicata non solo allo scenario classico con le spade, ma anche a situazioni moderne nelle quali un anniversario potrebbe avere un coltello, un bastone, o praticamente qualsiasi tipo di arma. O nessun’arma – I principi del Muto Dori possono essere applicati semplicemente contro attacchi senza armi. Questo mi porta al concetto del Kyojitsu (虚実). Che è Jitsu (“fatto, verità”) con una ‘i’, e non Jutsu (“arte, tecnica”) con la ‘u’. Termini diversi, significati diversi, pronunce diverse. Il termine Kyojitu è creato semplicemente mettendo il kanji per “bugia” o “falsità” vicino al kanji per “verità” o “fatto”. Un fatto-falso. Bugia-Verità. Come può questo avere senso? Questo è un grande termine perché la composizione del termine in se stesso ci insegna la natura del suo significato. Ed è così, che la sua natura è illogica. Per definizione, non ha senso. E non dovrebbe avere senso. Sensei spesso parla del buonsenso, affermando che non è di alcuna utilità durante una lotta – egli afferma inoltre che un individuo deve gettare via il buonsenso in quella determinata situazione e adottare un senso fuori dal senso comune. Lottare è folle, e la guerra è da pazzi. Perché un essere umano dovrebbe mettere in pericolo un altro essere umano in primo luogo? Forse è per davvero la radice del problema, tuttavia, stare qui a filosofeggiare riguardo una situazione illogica ci porterebbe ad essere feriti e tagliati da quella lama del rasoio lunga un metro. C’è il tempo per pensare e il tempo per il fare. Troppe persone, anche l’idea di smettere di pensare suona illogico. Come possiamo smettere di pensare? Non pensando di smettere. Solo reagendo, facendo. Questo concetto del non pensare, solo agire è essenziale nel Muto Dori. Per fare questo, certamente, richiede molta pratica. Il nostro corpo necessita di sapere cosa fare quando azioniamo il nostro auto-pilota, ed egli apprende cosa fare attraverso la ripetizione, l’allenamento, e la pratica. Un Gokui (極意, mistero / segreto) del Muto Dori ci insegna l’importanza di fare.
振りかざす太刀の下こそ地獄なれ
一と足すすめ先は極楽 Furi kazasu tachi no shita koso jigoku nare Ichi to ashi susume saki wa gokuraku L’inferno sotto la spada innalzata verso l’alto, un passo in avanti è il paradiso
Quindi vediamo, quest’uomo arrabbiatissimo sta brandendo una lama di rasoio lunga un metro verso di me, e volete che… cosa? Avanzare sembra illogico (senza menzionare il fatto che è oltretutto rischioso).
Lì per lì, avrebbe più senso girare i tacchi e scappare (quando ad esempio girare la nostra schiena potrebbe risultare ancora più pericoloso). Questo coraggio di avanzare, di fare dei passi in avanti anziché scappare via, questo fare, è uno degli esempi del kyojitsu.
Pensando a questi concetti, ho realizzato che esiste un kanji dal significato di “lottare” che è anche pronunciato “To”: 闘. Un individuo può quindi scrivere Muto in modo regolare (無刀), che significa “senza la spada”, mentre un altro può scrivere Muto in questo modo 無闘, “senza lottare”.
(Non sapete però che – il giorno dopo, ho realizzato una cosa riguardo a questi kanji, ho scoperto che lo stesso utilizzo si trova nell’ultimo libro di Sensei “Ninja Taizen”). Questo tipo di giochi di parole è un altro esempio di kyojitsu – prima di tutto il temine significa una cosa, e quindi cambia significato. Oppure, voi pensate che significhi una cosa, quando in realtà il significato è un altro. Quindi, questo tipo di concetto sul quale lavoreremo durante i due seminari nei quali insegnerò a Gennaio – “Muto Dori – Muto no Kyojitsu” (無刀捕り:無闘の虚実). Penso che potremo anche chiamarlo, “Grattarsi la testa in modo non combattivo disarmati come risposta a un attacco armato” se vi piace di più. Spero che questo breve articolo vi abbia aiutato a chiarire alcune delle idee riguardo al tema. Se sarete a Vancouver o a Houston durante queste date elencate sopra e desiderate partecipare, per favore contattatemi su Facebook o via email a: bujinkan@graydojo.org o contattate gli organizzatori tramite la loro pagina Facebook. 無刀捕りの極意は無闘捕りの得。 体術の極意は平和の道なりと知る。 Il segreto del Muto Dori è raggiungere uno stato di non-combattimento. Il segreto del Taijutsu è quello di conoscere la via della pace. ~ Soke Hatsumi Masaaki ~ Quando ero giovane, passo il mio tempo libero a disegnare vignette cinesi con l’inchiostro ascoltando musica classica (quando non mi stavo allenando). Amavo e amo ancora disegni in bianco e nero. Un mio sogno era quello di acquistare una copia del “Manga”, il famoso libro di disegni di Hokusai, riconosciuto stampatore su matrici in legno. Questi libri tuttavia, non furono mai pubblicati ad un prezzo che io potessi permettermi a quel tempo. Ora disponibili su amazon.com (1). Albrecht Durer (2) and Hokusai (3) erano i miei preferiti. Hokusai visse tra il 18° e il 19° secolo (1760 - 1849) morì quasi venti anni prima dell’epoca Meiji. Questi libri sono la testimonianzia dell’era pre-Meiji giapponese e raffigura la vita della popolazione durante quei tempi. Hokusai creò il “Manga” nel 1811 all’età di 51 anni, mezzo secolo prima dell’era Meiji (4) E per ciò che so, realizzò questi disegni per insegnare ai suoi allievi a disegnare come lui. Ricordate che questi disegni furono scolpiti in delle matrici di legno da un gruppo di apprendisti. Il primo Manga è una collezione di migliaia di disegni raffiguranti la vita quotidiana della popolazione giapponese. In giapponese漫画 “manga” significa disegno (fumetto) tuttavia, io preferisco vederlo come un 万画 “manga” (10.000 design o immagini). Da qui ha origine il termine “manga” utilizzato oggi da milioni di ragazzi e giovani adulti. Il fatto divertente è che la maggioranza non è a conoscenza dell’origine di questo termine. Quindi, quando ricevetti i due volumi la settimana scorso, ho iniziato a sfogliarli cercando i disegni relativi al Budo. L’immagine del mio blog è la ragione per la quale ho deciso di scrivere questo articolo. Analizziamo quindi un po’ di storia dell’archeologia e del combattimento con la spada. Nella pagine, possiamo vedere due persone che stanno lottando. Quello più in alto (5) e quello più in basso hanno le loro mani raggruppate così come si farebbe nel moderno iaidō. Che è tipico del periodo di pace e cambia da Tachi a katana. Non penso che Hokusai si intendesse molto di guerra, tuttavia, egli disegnò ciò che stava osservando. Quindi, dovremmo considerare ciò quasi come una fotografia. Ciò ci porta a fare un’osservazione: 50 anni prima dell’era Meiji, il modo di tenere la Tsuka con le mani verso l’esterno era già utilizzato. Uno dei miei ex insegnanti di spada mi raccontò che la presa ravvicinata fu sviluppata durante il periodo di pace quando non si indossavano già più le Yoroi. La presa era veloce e più precisa rispetto alla presa del nomale Tachi con le mani lontane. Un altro punto notevole è che entrambe i gruppi di lottatori tengono le loro gambe in Gyaku a differenza di ciò che era abitudinario con la lotta mentre si indossava la Yoroi. Questo è anche ciò che viene insegnato oggi nello iaidô e spesso nel battodô (mano destra e piede sinistro in avanti). Con una yoroi questo è quasi impossibile perché bisogna utilizzare il peso della Yoroi nel momento in cui si sta colpendo. Tuttavia, con il keikogi e la katana, la distanza diventata minore ha più senso. Il meraviglioso disegno di Hokusai non è ciò che viene insegnato nella Bujinkan dove dobbiamo allenare maggiormente i tipi di lotta Kamakura e Muromachi. Tuttavia, raffigura esattamente il modo in cui si lavorava con la spada durante il periodo Edo. Hatsumi Sensei come per Hokusai, copia i movimenti naturali perché tutto si basa sul movimento a seconda della situazione. Non ci sono dogmi, affinché questi funzionino. Hatsumi sensei è come Hokusai quando disegnava questi 1000 fumetti, i suoi libri e i suoi video sono come manga moderni che egli ci ha dato per essere ispirati a trovare i nostri movimenti naturali. Il movimento naturale esiste in se stesso, il movimento naturale appare senza pensare. Come Hokusai, dobbiamo semplicemente osservare per scoprirlo davanti ai nostri occhi. Hokusai e Hatsumi Sensei sono dei pittori, essi non insegnano tecniche, ci mostrano che la vita è così, qualcosa di naturale che tutti vediamo. Questo è il vero significato del “Shikin Haramitsu Daikomyō”. “La vita è così” o 活然 pronunciato “Katsushika”, che è il primo nome di Hokusai". ------------------------------------------------------------------------- 1. I Manga esistono tradotti anche in altre lingue 2. Relativo ad Albrecht Durer 3. Relativo alla vita di Hokusai 4. Relativo al Manga di Hokusai I due lottatori sono nella posizione sbagliata nella pagina. La spada del lottatore nero è la stessa che incrocia la spada del lottatore di sinistra. Sono posizionati così nel libro anche se dovrebbe essere posizione sopra al lottatore di sinistra.
Thank You Michael Glenn, for allowing me as always translate your blog articles.
Source: http://bujinkansantamonica.blogspot.fr/2015/01/everybody-uses-gassho-no-kamae-for.html Nel Buddismo la mano destra rappresenta Buddha, e la mano sinistra rappresenta noi stessi (o tutti gli esseri senzienti / o dotati di senso). Si uniscono, e l'uno diventa l'altro. Alcuni tipi diversi di Gassho includono 堅実心合掌 il gassho del cuore immutabile / fermo, 虚心合掌 rilassato, il gassho dell'apertura mentale, e il 金剛合掌 kongo gassho (vajra, il fulmine diamantato o verità indistruttibile). Ogni dito rappresenta un elemento. Il Gassho no Kamae contiene l'unione del chi, del sui, del ka, del fu e del ku nelle nostre mani). Quindi rompiamo questa unità mentre il nostro avversario effettua un attacco. Ciò viene percepito come se un vuoto si aprisse e il nostro avversario ci cadesse dentro. Ma in realtà, quello che stiamo veramente facendo è di espandere questa unione per travolgere il nostro avversario affinché egli non sia più il nostro avversario. Se egli continua a lottare all'interno di questo spazio, non potrà sopravvivere. Potreste non sapere che una forma del gassho spesso mostrata nei kata della Bujinkan è chiamata Baku-in 縛印 o 縛拳 baku ken che deriva dal Mikkyo. Questa è una forma di "vincolo" che lega il corpo spirituale al corpo fisico affinché questi rimangano intrappolati in una forma di paralisi. Tuttavia, ciò serve anche per portare noi stessi e connetterci alla nostra interiorità per trovare le nostre soluzioni ai nostri quesiti. Quindi la kamae diventa 子持虎の構 komochi-tora no kamae. Hatsumi Sensei ci disse di iniziare con il kongo gassho, nel quale siamo connessi all'interno universo. Questa non è una posizione di lotta. E' la tigre che protegge i suoi cuccioli. Il nostro avversario potrà vederlo nei nostri occhi. Dobbiamo focalizzare la nostra mentre nella perseveranza. Tuttavia, se un attacco arriva, siate attenti. Potremmo rovesciare il nostro avversario così come il cucciolo che tiene la tigre. Il Gassho no kamae unisce tutto l'universo dentro di noi. Quindi, quando riceviamo un attacco, rompiamo in pezzi questa unione trasformandola in una dualità. Come se steste rompendo l'unione dello yin e dello yang o 陰 e 陽 yo. Ci sarà così un grande vuoto nel quale il nostro avversario verrà risucchiato. Tuttavia, non possiamo veramente dividere lo yin e lo yang. Non possono mai essere separati l'uno dall'altro. E' come rendere la pronuncia di shinobi te, in un tipo di battito di mani, o di portare le mani ad unirsi assieme senza emettere alcun suono. Cosa sentite voi nel silenzio? Cosa accade veramente nel gassho no kamae? Esso espande l'unità in se stessa per includere e aggiungere molto altro. L'attacco, la difesa, la natura, e anche i kami...Tutti inclusi all'interno dello spazio. Questo è il Shingin Budo. Espandendoci così, tutto il nostro ego, la nostra strategia, i nostri preconcetti, i nostri muscoli, la nostra forza, e le nostre tecniche diventeranno sempre più piccole. Più ci allarghiamo più permettiamo a ciò di entrare dentro di noi, e diventeranno via via sempre meno utili e meno importanti. Se ci svuotiamo sempre di più potremmo creare dello spazio. Durante i miei viaggi in Giappone lo scorso anno, Hatsumi Sensei, ci ha chiesto di permettere al Shingin budo di riempire questo spazio vuoto nel vuoto, nel kukan, e in noi stessi. Tuttavia anche il Soke non ha potuto dimostrarcelo. Ogni persona deve trovare la propria via per arrivare a quel luogo aperto. Quindi, battete tutti quanti le vostre mani, e tutti battete le mani.
It was 2009 when I've met Papasan for the first time. Immediately we all fell in love with him, one of the most honest, sincere, humble, heartfelted and yet most experienced teacher in the Bujinkan martial arts.
I had the pleasure to host Papasa in Italy, twice, both times, joyful, and I have to say two of the best seminars I had to pleasure to be in. At first, many people passing by while having the seminar, were launghing at us, saying, oh.. it's just a white hair guy, come on, what is he going to do? I remember laughing saying: you see that gentleman there? You don't want to mess with him, inviting them to stay and watch, to see them literally dropping their mouth, saying... ahmm, I have to go, you know, i suddenly remembered I had a thing to do... :) But what i remember the most is the training with "the duck", and oh my, the more we were trying it out, the more fun we had and the more we wanted Papasan to show us, memorable moments, that I can't never forget and will always stay with me (of course, no need to mention why our necks were scretched with red marks, and people were staring at us... everywhere we were going... :D Papasan, is for all of us, one of the wisest man along with Sensei, his sense of humor can warm anybody's heart, and his teachings can enlight every person he comes in contact with. His stories, and his memories with Sensei, he shares at every seminar, his appreciation for every single person that trains with him, it's just what makes us feel lucky to have him as teacher and for me a fatherly figure and a mentor. Papasan Is one of the closest people I have as a father figure, since I lost my dad this past January. Papasan, is one of those rare person that just through his eyes can deeply express the love and passion for what he does, and constantly pushes us towards being better people, and for me to be that daughter that my father can be proud of even from up there in heaven. Personally, Papasan has seen me cry, seen me falling down, gettin up, he saw me laugh, complaining, and not once as he ever turned me or anybody down, but instead has always reached out to me and to many others in any way he could to lead us back to the mat, helping all of us to feel once again the immense love for the art. I know, that many of us treasures every moment spent with you Papasan, and that's how lucky we are today to have you. So, all I can say today is "Thank You Papasan, Thank you for the person you are, for the amazing teacher you are and for the extraordinary human being you are, you and Sensei are the real treasure, to cherish and respect". This is why when I've read his post about "#papasan" I just couldn't help it, I had to join in the ones who have been preparing these funny images and had do something about it myself. So I did, I prepared some myself, being sure that I would have brought Papasan laughing hard or as he often says "LMAO" :D. But then, the #PAPASAN has become viral, so much that people has requested them even more. The sharing and the liking has been gone beyond what I was expecting, and nothing could make me happier. As he says that we all shoud make fun of ourselves. So here is a tribute gallery that I like to call "The #PAPASAN Saga". Here is the latest video from Papasan, recently appeared in the Australian Tv on the Sunrise channel. (As i said, never mess with him) ..... :D And always remember: #PAPASAN. So, my dear Bujinkan members, stay tuned for the next chapter of the "#PAPASAN" Saga!
As always Thank You Paul Masse for letting me translate your posts.
Source: http://kasumian.com/2015/04/17/a-short-interview-with-hatsumi-sensei/?fb_action_ids=10205227145453219&fb_action_types=news.publishes&fb_ref=pub-standard
Venerdì 10 Aprile 2015, la squadra di una tv tedesca è venuta a fare un filmato su Hatsumi Sensei. Dopo l’allenamento, hanno effettuato una breve intervista ad Hatsumi Sensei per la quale ho fatto da traduttore.
E’ sempre divertente vedere gli intervistatori frustrati e leggermente contrariati dalle risposte apparentemente semplici e non convenzionali di Sensei. E’ stata un’intervista breve accompagnata da risposte brevi, nelle quali io tuttavia, ho trovato molta profondità, e ho gioito nell’ascoltarle, tanto, che ho pensato di prendermi la libertà di condividerle qui con tutti voi. Anche perché molti di voi non hanno accesso alla tv tedesca! Sto parafrasando la conversazione, ma al tempo stesso sto cercando di mantenere le risposte più attuali possibili. E’ difficile perché quando si traduce qualcosa sul posto, ci si dimentica spesso subito dopo. Detto questo, penso di avere catturato l’essenza delle sue risposte per voi qui. Spero vi piaccia questa breve intervista così com’è piaciuto a me. Vi auguro il meglio. Paul. Intervistatore: Come si è sentito quando Takamatsu Sensei vi ha eletto Soke delle nove scuole? Hatsumi Sensei: Quando Takamatsu Sensei ha consegnato nelle mie mani la successione mi disse “Lascio tutto a te, è tua responsabilità ora”. Non avevo idea. Non sapevo niente. Intervistatore: Si è realizzato/prodotto qualcosa del suo allenamento con Takamatsu Sensei? Hatsumi Sensei: No, nulla. Nulla si è realizzato e nulla si è prodotto, infatti sono tornato indietro. Sono tornato a zero. Vede, se qualcosa si realizza, dopo deve comunque marcire. E se qualcosa deve marcire, sarebbe meglio se fosse della birra (Tedesca) … (Risata di Sensei). Intervistatore: I praticanti vengono qui per le tecniche del Budo o per la spiritualità? Hatsumi Sensei: Non può essere per le tecniche, perché io non eseguo tecniche. E’ qualcosa che va oltre le tecniche, trascendendo le tecniche. Intervistatore: “Quindi è il lato spirituale il motivo per il quale vengono qui? Hatsumi Sensei: Non affermerei questo, e non ci penso, e quando smetti di pensarci, quando i tuoi pensiersi scivolano via. Qualcosa di questo genere. Intervistatore: Come vede il futuro della Bujinkan? Hatsumi Sensei: Non ci penso. So che ogni giorno è diverso. Ogni giorno le cose cambiano, così come per te, ogni giorno è diverso, giusto? E’ così. Intervistatore: Ha ottenuto qualche risultato dal suo allenamento? Hatsumi Sensei: Il risultato è che tante persone buone da tutte le parti del mondo si riuniscono qui. Le persone che individualmente e con l’apertura mentale hanno appreso questa cosa si riuniscono tutti qui.
First of all, Thank You, Pedro Fleitas, for allowing me, to translate your articles and the Kankaku. And, Thank You, Carmelo Nici, for all your help.
Source: Kankaku Nr. 1 - Febbraio 2007 SUTEMI – SACRIFICARE LA PROPRIA TECNICA
Anche se non considero le mie esperienze così speciali. Trovo che siano abbastanza normali e umane.
Il mio allenamento nell’arte marziale della Bujinkan mi ha regalato l’esperienza da mettere in pratica quotidianamente. Ho viaggiato in Giappone continuamente negli ultimi 20 anni. All’inizio non tutti avevano questa opportunità, il che mi ha reso ancora più fortunato di poter trovare il significato e raggiungere un risultato così importante. Oggi, c’è un grande afflusso di studenti nei dojo giapponesi diventato molto grande e vasto. Pensando e guardando indietro a quei tempi c’erano solamente due o tre studenti stranieri nei dojo giapponesi, ora ci sono classi con 150 allievi dei quali il 95% non sono giapponesi, e il numero è cresciuto sino ad arrivare a 300 quando si svolge il Daikomyosai. Mi sono sentito fortunato di avere la possibilità di recarmi in Giappone, e oggi mi sento fortunato di riuscire a portare avanti ciò che amo trovando centinaia di buyu provenienti da tutto il mondo che condividono gli stessi insegnamenti e gli stessi obiettivi. Oggi, posso dire di avere coraggio sufficiente da riuscire a scrivere queste righe. Righe nelle quali mi piacerebbe esprimere le mie emozioni e i miei sentimenti più profondi riguardo agli insegnamenti del Budo di Hatsumi Sensei e le mie esperienze personali con lui. Ho il coraggio di condividere con voi del dolore che sento ogni volta che devo dire arrivederci al mio maestro. Questo sentimento lascia un buco nel mio cuore e una sensazione di vuoto si impadronisce di me, sensazione che si trasforma però in speranza di tornare a vederlo la prossima volta. Il mio augurio per tutti gli allievi che vivono in Giappone, anche se non giapponesi, è quello di comprendere quanto fortunati siano di poter gioire della presenza di Sensei Hatsumi e i suoi continui insegnamenti, nella speranza che si prendano ottima cura di lui. Il tema dell’anno 2007 è quello della Kukishin Ryu Happo Hiken, una scuola che comprende i seguenti livelli di capacità di combattimento con tutto il corpo (taijutsu): Shoden no kata Chuden no kata Sabaki Gata Okuden no Kata Shirabe Moguri Gata Questa scuola utilizza anche diverse armi tradizionali. All’inizio Hatsumi Sensei, ha appeso all’Hombu Dojo una pergamena con la calligrafia di “Kuki Taisho”. Questo è uno degli insegnamenti più importanti di questa scuola. Il significato si suddivide in: Ku (Nove) Ki (Demoni) TAI (Grande) Sho (Sorriso) Il significato si può tradurre in “avere l’abilità di sorridere ai demoni ed essere in grado di gioire dell’allenamento anche in momenti difficili e dolorosi”. DENSHO PER BAMBINI Un aspetto che Hatsumi Sensei ha sempre enfatizzato ultimamente è che coloro che basano il loro allenamento esclusivamente sulle tecniche scritte nelle pergamene sono come bambini e non matureranno mai: questo significa che solamente seguendo ciò che sta scritto nelle pergamene ci poterà a sviluppare uno scarso livello di maturità. Doug Wilson ha fatto dei riferimenti nel suo blog riguardo ai commenti che Hatsumi Sensei fa relativamente ai “collezionisti di tecniche”. Egli afferma che “se focalizziamo il nostro allenamento esclusivamente nelle tecniche, diventeremo dei meri collezionisti di tecniche”. Pedro Fleitas Gonzales – Unryu NOTE SUI TERMINI GIAPPONESI Sutemi: Questo termine si riferisce al sacrificio del nostro stesso equilibrio per ottenere del vantaggio. Bujinkan: Sistema di nove scuole tradizionali giapponesi di arti marziali di cui … è il Grande Maestro Masaaki Hatsumi. Dojo: Luogo di allenamento Budo: Arti Marziali Buyu: Amico/a Marziale
Thank You Doug Wilson for allowing me to translate your contents.
Source: https://www.facebook.com/BujinkanMuteki?fref=ts
Quasi tutti hanno famigliarità con il vecchio stereotipo “vivere per mezzo della spada, morire per mezzo della spada”. Questa forse è una via fondamentale che spiega la mentalità del Budo del Soke Hatsumi. Attaccamento, dipendenza o qualsiasi cosa ci può portare alla delusione o alla rovina.
Il concetto di essere “zero” è esattamente questo, e può significare che non possediamo nulla, ma tutto al tempo stesso. Semplicemente non dobbiamo pensarci, perché spesso questo concetto non avrà alcun senso o lo staremo sopportando troppo nel nostro cuore. La spada sopra al cuore. La spada sopra al cuore può essere entrambe controllo o protezione a seconda del nostro stato mentale o dalla posizione che scegliamo di prendere. Queste sono le fondamenta del Ninpo, la capacità di pazientare / attendere, o ancora meglio prendere la distanza da qualsiasi posizione o presenza che potrebbe portarci a soffrire mentalmente, fisicamente o spiritualmente. 三心の心技体 Per evadere, scappare, o scomparire, dobbiamo avere il controllo della nostra mente, del nostro corpo e del nostro spirito con un’inumana flessibilità. Tutti abbiamo il dovere di prendere delle decisioni su vari livelli. Come noi permettiamo alle nostre decisioni di “influenzarci” che non è dovuto a nient’altro che al “Sanshin del Taihenjutsu”. Spesso prendere o non prendere delle decisioni è anche conosciuto come Muto Dori che sarà il risultato del nel nostro bisogno di vivere nell’ombra. Tuttavia l’ombra è il santuario dei Ninja ed unico luogo dove loro possono sopportare la spada sopra a dove il cuore può risiedere. Muto Ikkan!
Thank you Duncan Stewart for allowing me to translate your content.
Source: https://www.facebook.com/BujinkanTasmaniaTokuBuRyuSuiDojo /posts/752463461463326:0
Ho avuto allievi che si sono presi l’impegno di andare in Giappone, per poi smettere di allenarsi appena tornati. Va bene assumersi un impegno a breve termine, tuttavia, se ciò non è veramente radicato nel vostro cuore e nella vostra anima, saranno veramente pochi coloro che potranno proseguire ad allenarsi. Anche quando ci sono problemi a livello fisico, si dovrebbe continuare ad allenarsi senza mai smettere.
Quando mi ruppi il femore, non ho mai mancato una classe prima e dopo essere stato operato. Mi sono allenato con le stampelle e studiato hicho per quattro mesi. Dovranno essere fatti sacrifici. Esistono troppe distrazioni nella vita che possono testare e testeranno la nostra come quella di una bugeisha. Quanto desiderate veramente studiare il Budo? Quanto essere un artista marziale o un ninja è realmente nella nostra mente o nelle nostre fantasie? Ci sono molte persone alle quali piace l’idea di praticare arti marziali, ma non sanno realmente che cosa viene richiesto per diventare bravi o che cosa richiede in realtà praticarle. E non si tratta di essere fanatici o dei nerd delle arti marziali. Si tratta di accettarle sinceramente come nostra vita e luce che ci guida verso la padronanza, e un modo migliore di vivere. Dico spesso ai miei allievi “se foste dei suonatori di piano, vedreste il vostro insegnante una o due volte alla settimana per un’ora o poco più. Per tornare quindi a casa alla a praticare musica nella vostra stanza e per ore ogni settimana suonerete. Quanti di voi fanno la stessa cosa quando tornano a casa dopo essere stati in dojo?". Anche se non avete un partner per allenarvi, potete allenarvi in modo individuale. Io spiego e insegno questo ai miei allievi e vedo i loro rapidi miglioramenti ogni giorno. Dovete sviluppare la mente giusta per l’allenamento. C’è pigrizia nelle persone, e se leggerete il codice del dojo, vi verrà ricordato di non cadere preda di questa letargia e la presunzione della gentilezza / aiuto degli altri. La mia attuale opinione di Buyu (amico marziale) in questo momento è quella che l’artista marziale è a conoscenza di ciò che viene richiesto per studiare il Budo con gli altri. Questa comprensione permette a tutti di studiare assieme e in un modo che permetta di evitare di ferirsi o problemi sociali, politici, ecc. Buyu non significa essere “amici amici”. Infatti, spesso dovremmo spesso essere “crudeli per essere gentili” allo scopo di aiutare e mantenere l’equilibrio e la crescita, così come il mondo naturale. Si tratta della comprensione dell’etichetta e dei modi del Budo per permettere la libertà di vivere. Tratta dello studio del kyojutsu tenkank ho per mantenere l’armonia mentre si apprendono le arti della guerra. Questo equilibrio è cruciale. Il termine Buyu ci insegna la stabilità / l'equilibrio per vivere nella società, e il rispetto per gli altri. Si tratta di apprendere che il Budo è sinceramente relativo all’arte di vivere. Certamente, bellissime relazioni possono sbocciare e spesso sbocciano attraverso l’allenamento. Non c’è dubbio su questo. Tuttavia, io penso che per ottenere l’apprezzamento dei modi del Budo, bisogna camminare lentamente come un ninja all’interno del kukan mentre si aderisce agli insegnamenti universali del Ten Chi Jin (Paradiso, Terra e Uomo). Questo kukan (spazio) viene paragonato al Bufu (vento marziale). Dobbiamo seguire questo vento ogni giorno per vivere. Questo è il “Bufu Ikkan” o il seguire la via del vento marziale. Le persone che sono degli artisti sanno che ciò è necessario per raggiungere la maestria. Essi comprendono il concetto di sacrificio e innumerevoli ore di ripetizioni di scale, rudimenti, pennellate, ecc.. in modo individuale. La vera arte è la strada dell’anima di una persona, che esprime questi profondi e a volte inosservati aspetti, entrambi buoni o cattivi. Anche questo è il Budo. Durante il nostro allenamento raggiungiamo o realizziamo alcuni punti di forza mentre continuiamo a lottare contro le nostre debolezze e i nostri demoni. Il Budo non è qualcosa con il quale possiamo “giocare” quando ne abbiamo voglia. Il Budo è una vera arte. Per raggiungere un certo spessore, visione o capacità, dobbiamo studiare con la convinzione nel cuore fino alla vera fine. Nel nostro dojo c’è una calligrafia originale posizionata sotto al nostro kamiza, realizzata da Yamaoka Tesshu. E dice: “Seishin no Shugyou” o “austero allenamento del cuore”. All’entrata del dojo sotto il tori troviamo il kanji di “kokoro” o “cuore”. Questi due significano la profondità dello studio che desideriamo conseguire. Va oltre la fisicità delle tecniche. Nel Budo si ricerca la verità. E quindi richiede austerità e impegno nell’allenamento per raggiungere la comprensione dello spirito e del cuore di una persona. Da qui, abbiamo la possibilità di entrare in modo sincero dentro ai cancelli del Budo e studiare la profondità del nostro stesso Budo e dell’arte che staremo studiando. Buona Fortuna!
Thank You Jon Haas, for letting me translate your article.
Source: http://warriorfitness.org/gyokko-ryus-internal-power-training/
Non vi è dubbio nella mia mente che Hatsumi Sensei possieda poteri insoliti nel suo Budo. Coloro che si sono allenati con lui possono affermare ciò. Ma qual'è il motivo e soprattutto da dove derivano i suoi poteri? Ma ancora più significativamente, come possiamo sviluppare noi le stesse capacità?
I movimenti marziali del Soke, mostrano tante e diverse caratteristiche associate alla forza dell’allenamento interiore: movimenti spettrali, impassibilità (statica e dinamica), colpi sorprendentemente forti effettuati con una piccola carica, attaccamento causato dal movimento, kuzushi su contatto, e molto altro.
Tuttavia la vera domanda è se i suoi movimenti nell’arte marziale siano guidati dal vero allenamento interiore, dalla sua semplice sublimità, o dalle sue immense abilità nel taijutsu (non che ci sia qualcosa di sbagliato con essi!).
Allenamento esoterico E’ certamente una mia affermazione che esistono potenti metodi esoterici di allenamento all’interno dell’arte della Bujinkan, che sono fatti per essere usati per allenare il corpo a creare così la forza interiore. Essendo che la Gyokko Ryu deriva dalla Cina ed è conosciuta come una della più antiche e fondamentali delle 9 scuole, sembra quindi un punto logico dal quale iniziare. “In connessione con il Budo della Gyokko-Ryu Koppo Jutsu durante le lezioni di Toda Shinryuken Sensei, mi fu finalmente insegnato che il Gyokko-ryu Kosshi Jutsu Kihon gata diede origine alla Koto-ryu, ed è la radice dalla quale molte altre tecniche del Budo sono state sviluppate” – Takamatsu Sensei. Molte arti marziali asiatiche condividono metodi di allenamento comuni che si sono originati in India fino ad arrivare alla Cina e quindi al Giappone, dove sono stati utilizzati per secoli e conosciuti per le loro capacità di sviluppare la forza interiore e l’Aiki. Tutte sono basate sul yin-yang (o in-yo), l’unione degli opposti. Creando delle forze contrarie con il corpo (su/giù, sinistra/destra, davanti/dietro) attraverso l’utilizzo dell’intento iniziamo ad incrementare la connessione tra la mente e il corpo fino ad arrivare a uno straordinario livello di capacità. Tramite esercizi e allenamento individuale alleniamo e rinforziamo l’intera fascia di tessuto fibroso connettivo, così come per i tendini e i legamenti in tutto il corpo. Tale processo serve per creare un corpo stabile e connesso fino al centro, con l’obiettivo che “quando qualcosa si muove, tutto si muove”. Questo tipo di allenamento del corpo cambia il modo di agire delle forze esterne nel corpo. La struttura diventa dinamicamente stabile, così che la forza applicata possa essere distribuita attraverso la catena e dissipata, o, ad un livello superiore semplicemente riflessa verso il nostro avversario. Quando la forza viene riflessa verso il nostro avversario, questo è ciò che è anche conosciuto come Yamabiko o La Montagna dell’Eco. Nascosto nel Densho (Pergamena) della Gyokko Ryu Attraverso tutto il vasto assortimento di video e scritti, Hatsumi Sensei ha gradualmente rilasciato un’ampia gamma di materiale relativo ai densho (pergamene) delle varie scuole Bujinkan. Nel libro “Unarmed Fighting Techniques of the Samurai” ad esempio, egli condivide molte delle kamae, dei kata e delle strategie di 6 delle 9 scuole. Ho estratto quindi alcune referenze dalle kamae della Gyokko Ryu che parlano specificatamente di noti concetti dell’allenamento della forza interiore. Qui sotto ne illustro alcune, ma ne esistono anche delle altre. [Le informazioni qui in basso relative alla Gyokko Ryu, sono state estratte da diverse risorse negli anni, entrambe scritte e su video, incluse le mie note personali di allenamento e conversazioni personali.] Ten Ryaku Uchu Gassho “Tutti gli elementi da destra a sinistra abbinati assieme danno come risultato questa kamae”. Questa è la teoria classa del yin-yang, cioè quella di unire gli opposti, che è anche la base dell’allenamento della forza interiore. "Ten Ryaku uchu" ci posiziona in un fascio di energia che deriva dal cielo. TEN (Paradiso), è la forza di gravità che arriva giù. CHI (Terra) ci supporta e si riflette creando le forze che derivano dal suo suolo. Assieme queste due forze vengono controllate dal JIN (L'Uomo) al centro, e manipolate tramite l'intento. Una referenza ancora molto conosciuta nel mondo delle arti marziali per sviluppare la forza interiore.
Tenchi Inyo no Kamae
Dagli elementi che sono stati uniti nel Ten Ryaku Uchi sopra, vengono quindi divise in forze opposte dal Tenchi Inyo – Paradiso e Terra, Unione delle Posture Opposte. La postura classica di una mano su, una mano giù che dividono paradiso e terra vengono viste nella cultura marziale asiatica come un metodo per codificare l’allenamento della forza interiore. Anche senza vedere la posa, è già tutto chiaro.
Hicho no Kamae
“Questa kamae possiede il sentimento (metodo) per immagazzinare energie nel corpo, come un uccellino quando avvolto da un serpente”. Anche qui, troviamo ancora un modo per utilizzare l’intento allo scopo di creare una insolita stabilità e forza del corpo.
L’uccellino aprendo le sue ali, ha la sensazione di una espansione verso l’esterno, mentre il serpente gli è avvolto attorno e lo sta comprimendo. Congiunti i due opposti per creare un noto metodo di allenamento della forza interiore.
Perché ciò non viene insegnato? In molte arti marziali tradizionali, a prescindere che siano giapponesi o cinesi, gli esercizi di allenamento individuali richiesti per sviluppare la forza interiore e l’Aiki sono segreti e tramandati solo a uno o due studenti di alto livello, pertanto erano generalmente riservati per i soli successori e forse a uno, due degli allievi più anziani. Al resto degli studenti venivano insegnate forze esterne senza il vero allenamento e le forza nascosta nell’arte. Fortunatamente ciò è cambiato negli ultimi anni e vi sono alcuni insegnanti disposti a rompere la tradizione e a condividere alcune cose apertamente. Chi vi dice che comunque non vi siano altri segreti nascosti nelle arti marziali???!
Thank you Duncan Stewart, for allowing me to translate your content.
Source: https://www.youtube.com/watch?v=a6YcF3iAmKY&spfreload=10
Il Kihon corretto ci guida verso la vita infinita e a variazioni e opportunità da cui ci ispiriamo in modo naturale. L’importanza risiede nella “vita”.
Se strutturiamo o formalizziamo troppo il nostro allenamento nel Budo, esso perderà vitalità. Se siamo troppo spesso pigri o distratti nel nostro approccio, ciò diventerà nocivo per il nostro sviluppo positivo. L’equilibrio e l’unione del Shin Gi Tai è la chiave. Quindi, per favore, seguita la guida del nostro Soke e dei Shihan in Giappone e studiate il Ten Chi Jin Ryaku no Maki.
頑張ってください!
Thank you Duncan Stewart, for allowing me to translate your content and blog articles.
Source: https://www.facebook.com/BujinkanTasmaniaTokuBuRyuSuiDojo/photos /a.617089088334098.1073741829.461382073904801/846208862088785/?type=1&theater
Kamae significa auto espressione. Non si tratta di una mera posizione, ma di un mezzo per affrontare le tante circostanze della vita manifestandole fisicamente attraverso i nostri sentimenti.
La kamae espone subconsciamente i nostri modi di reagire alla vita, è pressione sia interna che esterna, così come per il nostro livello di intuizione personale. Le kamae esprimono salute e psicologia. Sono un ottimo strumento diagnostico, tuttavia, allo scopo di diventare invisibili per l’avversario, le nostre kamae devono aver raggiunto la padronanza al livello del kyojutsu tenkan ho. Essenzialmente kokoro no gamae (la postura del cuore) che evolve al livello della “non forma”. La forma della kamae è trascindentale grazie alla magistrale naturalezza, l’essere semplice, e lo spirito puro di un artista marziale esperto.
Thank You, Michael Glenn, for allowing me to translate your articles.
Source: http://bujinkansantamonica.blogspot.it/2015/01/the-distance-secret-for-shaping-kukan.html
Avevo un’amica che era davvero stupenda. Aveva i lineamenti di un viso classico, come quelli che si trovano nei dipinti del Rinascimento. La sua pelle scura era ricca di colore e molto liscia. Aveva sempre un sorriso brillante, la conobbi in un supermercato, aveva delle ferite profonde stile wolverine nel viso.
Fu coinvolta in una lotta con un’altra donna che le graffiò il viso. Le cicatrici erano profonde mai sbiadite e mai scomparse. Non ha più sorriso allo stesso modo dopo quell’evento. Questa triste storia dimostra il crudo potere selvaggio del 蝦蛄拳 shako ken. Hatsumi Sensei ci ha insegnato alcuni segreti nascosti del shako ken in una recente classe del Venerdì sera all’Hombu dojo. Ci mostrò come utilizzare il shako ken senza attaccare in modo diretto, modellando invece il kukan. Tenne i suoi artigli verso l’alto così come nel 刀匿礮姿 Totoku Hiyoshi nello spazio. La maggior parte di noi possono comprendere la forma più ovvia che ci porta al kukan. La mano e il braccio si proiettano all’esterno da un lato verso il nostro avversario mentre gli ruotiamo attorno esattamente come uno scudo. Questo è un dettaglio molto importante che molte persone devono ancora imparare. Di solito invio tutto via email ciò che ho imparato prima, quindi scrivete la vostra email qui. Tuttavia, il Soke non stava insegnando solamente a fare da scudo. Ha continuato a provare a farci capire una più nascosta e profonda strategia. Una di quelle che ha provato a insegnarci per anni. Hatsumi Sensei, utilizza il termine片方 katahou. Questo è il modo di modellare il kukan da un lato o dall’altro a seconda delle necessità che vengono imposte dal momento. Sensei ha inoltre affermato che dovremmo: “Creare distanza con un lato e quindi prendere l’altro” Non è necessario creare una tecnica o proiettare un avversario. Perché avremo creato la corretta distanza. Ricordate questo del kukan. Tutti coloro che si sono allenati spesso con Hatsumi Sensei, riconosceranno questa strategia. Egli influenza spesso un lato del corpo con l’obiettivo di colpire o interessare anche la parte opposta. E generalmente è il contrario di qualsiasi superficie sulla quale ci troviamo a studiare e allenarci in quel momento. Quella stessa sera, penso che Hatsumi Sensei avesse percepito che non stavo comprendendo, e mi disse: Ho insegnato questo tipo di kurai dori per 42 anni. Anche se solo in questa lotta, o in qualsiasi stagione, mi muovo con quel preciso tempo. Per riuscire a farmi comprendere il suo punto, mi fece vedere, e affermò che: "Esistono molti metodi per trattenerlo. Non c’è bisogno di afferrarlo. Non hai bisogno di fare una proiezione 空間を梃子 kukan wo teko, ma devi utilizzare la leva del kukan. Andando esattamente in una determinata direzione. Porta giù la spalla. E non con l’intenzione di proiettare". Durante la pausa della lezione, Hatsumi Sensei ha dipinto per me una bellissima donna con lunghi capelli che coprono una parte del suo viso e mi guarda da sopra alla sua spalla. Quando ricordo, penso alla mia amica e al modo in cui si è trasformato il suo sorriso, diventato più pensieroso ed esitante dopo i danni che sono stati arrecati al suo bel viso.
As always, Thank you Arnaud Coursegue for letting me translate your articles, and thank you also for letting me use your picture with the Mitrous brothers and Juan Manuel Serrano.
Source: https://kumafr.wordpress.com/2014/12/07/change-your-attitude/
“Il progresso è impossibile senza cambiamento; e chi non può cambiare idea non può cambiare nulla” Ciò non deriva da me ma da George Bernard Shaw.
In giapponese “cambiamento” può essere scritto in molti modi. Uno di questi, conosciuto da tutti noi è 化 (henka). Tuttavia la parola composta “henka” è molto di più del temine “cambiamento”. Entrambi i kanji (hen e ka) significano “cambiamento, ma変 (hen) è “l’inizio del cambiamento” dove 化 (ka), è la “fine del cambiamento”. Questo dà una comprensione più profonda di ciò, un tipo di ciclo Inyo (yin-yang). Infatti, lo utilizziamo spesso erroneamente. Un henka non è qualcosa che ci si inventa, questa non è una variazione, questa è qualcosa che può essere: 1) Naturale, quando apportiamo degli aggiustamenti al waza meccanico in base alla situazione in cui ci troviamo oppure 2) Elencato, quando è parte di un set ufficiale di possibili adattamenti di un ryûha (scuola) – (questo è il caso ad esempio delle tecniche con la spada della kukishin) Qualche anno fa, Sensei ci ha chiesto di capire che, e di evitare di chiamare “henka” qualsiasi variazione che apportiamo a una tecnica. Un henka è un henka; una variazione è una variazione. Tuttavia per rendere il tutto un po’ più confuso, alcune variazioni potrebbero essere chiamate henka. Shawn afferma che il cambiamento è la chiave del progresso. Questo è il motivo per il quale ci rechiamo in Giappone e ci alleniamo. Quando andate in Giappone, dovete essere pronti a cambiare tutto ciò che sapete, allo scopo di progredire. In un certo modo il viaggio in Giappone, definisce la forma del nostro futuro; quindi sarebbe una perdita di tempo e di energie recarsi in Giappone per riprodurre solamente le cose del passato. Costruite il futuro dal 中今 (nakaima) il presente*, non dal passato. Il vostro progresso sta nelle vostre abilità di cambiare il vostro Kokoro Gamae allo scopo di modificare, e provare a migliore la vostra Tai Gamae.** Cambiate la vostra attitudine e ricordate che “…chi non può cambiare idea non può cambiare nulla” ** _______________________ * nakaima significa letteralmente “il centro, il centro di adesso/ora”. ** Kamae (Gamae) ha il significato di postura, o attitudine (come per 身構え – migamae).
As always, thank you Arnaud Cousergue, for allowing me to translate your blog articles.
Source: https://kumafr.wordpress.com/2015/04/10/straight-circle/
Una sera ad Abu Dhabi, stavo insegnando fuori all’esterno, il concetto del mienai waza (見えない 技) vicino alla Laguna. Quando la luce stava per andarsene, l’intero concetto di mienai assunse un maggiore significato.
Non so spiegarmi il motivo, ma mi ha ricordato le lucertole geco che mi trovo ad osservare quando mi trovo a Bangalore. Quando sono in India, alla notte, passo molto tempo ad osservare le lucertole geco* attaccate ai muri e ai soffitti. Si chiamano a vicenda con un urlo acuto perché si trovano spesso su piani diversi, non si vedono affinché non si trovano allo stesso livello. Per loro, il mondo è sempre piatto. Non ci sono angoli, non esistono direzioni ( sù o giù), non esistono linee orizzontali o verticali. Tutto è piatto. Lo stesso concetto lo troviamo nelle tecniche della Bujinkan, e dobbiamo allenarci per cambiare le nostre prospettive. Solo allora potremo aggiustare i nostri modi di muoverci, in base a ciò che i nostri combattimenti richiedono. Non vi è inizio, e non vi è fine, purché continuiamo ad andare avanti. E’ l’Uke che dà il tempo e lo spazio della sua stessa caduta. C’è sempre una soluzione che ci attende davanti a noi. “Davanti a noi ci attende il paradiso”, così dice la scuola della Takagi Yoshin Ryu, tuttavia più avanti può essere in qualsiasi luogo (dappertutto) perché stiamo muovendo il mondo del Juppô Sesshô, in dieci diverse direzioni. Dobbiamo trasformare la nostra percezione della realtà allo scopo di prevalere sul nostro avversario. Avere troppa fretta non è mai la risposta giusta. Il tempo e lo spazio sono tutto, e se ci muoviamo in avanti troppo presto mancheremo l’opportunità che il tempo appropriato ha da offrire, perché non saremo diventati schiavi del dove la vittoria ci stava attendendo. Attendere il momento giusto ci impone l’abilità di stare fuori dal pericolo. Come Sensei, non sono un grande fan del libro di Sunzi “L’arte della Guerra”, che ho trovato piuttosto primitivo, se comparato con l’anonimo “36 strategie”. Tuttavia, alcuni capitoli sono interessanti e possono aiutare a comprendere la semplice complessità della visione del Budô di Hatsumi Sensei. Sunzi affermava , che “Un buon combattente della vecchia guardia mette prima se stesso oltre alla possibilità della sconfitta e quindi attende l’opportunità di sconfiggere il nemico”. La Bujinkan insegna di proteggere noi stessi per primi. Quindi qual'è il motivo per il quale molti praticanti hanno fretta di correre verso la loro morte? La nostra priorità è quella di sopravvivere con l’obiettivo di sconfiggere il nemico. Rovesciate questo ordine naturale e incontrerete il vostro creatore. Rimango sempre affascinato quando vedo praticanti Bujinkan utilizzare forza e potere quando la risposta più ovvia è quella del relax e dell’attesa. Il nemico arriva sempre ad una soluzione per sconfiggere chi lo attacca. Sunzi aggiunge anche che, “l’assicurare noi stessi contro la sconfitta è nelle nostre stesse mani, tuttavia l’opportunità di sconfiggere il nemico viene data dal nemico stesso. Pertanto, un buon combattente può assicurare se stesso contro la sconfitta ma non può avere la certezza della sconfitta del nemico”. Allo scopo di dare una possibilità al tempo di rivelare l’opportunità per noi di sconfiggere chi ci attacca, dobbiamo continuare ad andare avanti. L’intento dell’attaccante ci porterà la soluzione. L’attitudine di lasciare andare le cose segue il suo percorso, ed è ciò che Sensei intende dire quando egli vuole che noi diventiamo “zero”. Navigare nella rivelazione indelebile degli eventi, solo così si può comprendere e seguire il volere della natura. Keep going! Andate avanti, non rinunciate, e camminate alla giusta andatura intorno al cerchio della vita. Quando seguiamo il cerchio (ura o omote), camminiamo sempre su una linea dritta. Non vi sono angoli, non vi sono direzioni, non vi sono orizzontali o verticali. Tutto è piatto. Essere “zero”, la via del cerchio diritto. ____________________________ http://*http://en.wikipedia.org/wiki/Gecko ** Nel 2009, stavo dicendo ad Hatsumi Sensei che dopo aver intensamente studiato "L’Arte della Guerra” per una conferenza che dovevo tenere per HP, ho scoperto che il libro che mi ha accompagnato sin da quando avevo 18 anni, era pressoché vuoto. La sua risposta fu “si, certo, infatti, questo è ciò che mi disse anche Takamatsu Sensei”. Inutile dire che mi sentìi immediatamente meglio.
Thank you Michael Glenn, for allowing me to translate the content of your blog.
Source: http://bujinkansantamonica.blogspot.it/2015/03/the-ura-side-of-bujinkan-sakkijutsu.html
Questo è uno dei viaggi di allenamento nel quale sarò dolorante per tutta l’intera durata. Oltre che alle normali “percosse” delle mani dei miei compagni di allenamento. Sensei Hatsumi, Senou Sensei, Noguchi Sensei e Nagato Sensei hanno potuto osservare che sono stato malmenato.
Per i membri del Rojodojo, ho fatto un video: Bujinkan Giappone Report di allenamento: Edizione Kinryu, perché…. Ieri, sono andato a vedere 金龍の舞 kinryu no mai. La danza del dragone d’oro. Questo è un evento raro da vedere… il tempio sensoji porta anche il nome di 金龍山 kinryuzan. Secondo una leggenda, il pescatore che fondò il tempio vide un dragone d’oro piombare giù dal cielo, affermando che creò una foresta in una notte. Otto uomini portano il dragone e il nono uomo porta il fiore del loto. Ciò è simbolico per la duplice natura del dragone. Tuttavia il dragone è impetuoso mentre attacca, e protegge al tempo stesso. Hatsumi Sensei ha sempre affermato la stessa cosa per molti anni. Infatti, Martedì sera, ci mostrò la duplice natura contro i suoi avversari. Durante una proiezione, disse che stava provando a proteggere l'avversario, tuttavia coloro che non lo accettano sconfiggono se stessi. Hatsumi Sensei ha inoltre condiviso con noi ciò che egli chiama il lato ura del 殺気術 sakkijutsu. Ciò espone la dualità della natura del sakki che richiede il sentimento del sutemi. Sensei Hatsumi ha utilizzato un’analogia del baseball nella quale anziché puntare all’obiettivo dell'home run, si effettua un bunt* Dal baseball americano: Ci sono due scuole di pensiero: La prima che considera il bunt come un regalo alla squadra avversaria, la seconda che è un essenziale gioco di attacco. Quando si effettua un bunt nel baseball, riceviamo una palla che si muove velocemente, movimento che andiamo ad attenuare con la mazza che ne rallenta la corsa. Il nostro avversario rincorre una palla che rotola lentamente mentre il corridore avanza velocemente. E’ un modo di controllare il tempo di un attacco. Sensei Hatsumi ha affertmato che 勝負 shoubu, la vittoria o la sconfitta sono già decisi prima che la lotta abbia inizio. Quindi tutto si muove a rallentatore per l’avversario. Non può fermare ciò che sta accadendo. Tutto ciò che può fare è testimoniare la propria sconfitta. Ciò può essere concepito come shock o sorpresa. E questo è ciò che sconfigge l’avversario anziché essere sconfitto da un attacco fisico. Il Soke ha affermato che è come per la scimmia che mette le mani dentro il vaso per prendere il cibo, ma non le può successivamente ritrarre. Questo è il motivo per il quale il Soke ci ha insegnato a rilasciare o liberarci dal 技術 gijutsu, o qualità tecniche della lotta. Le capacità tecniche sono come le trappole per scimmie. Il Soke ha affermò che “Le persone pensano di poter effettuare delle tecniche con la propria forza, ma non sanno che sono i kami che guidano il loro corpo” Se ci muoveremo attraverso le nostre intenzioni, allora non potremo usare il potere dei kami. E questo potere, questo lato ura del sakki, ci permette di dissipare qualsiasi attacco. Immaginate una freccia che si trasforma in fiore davanti a Siddhartha. Ciò che il Soke fece in una delle sue classi questa settimana, fu quella di causare al proprio avversario di sconfiggere se stesso tentando di aiutarlo o anche proteggerlo. Sensei Hatsumi ci disse che questo era riservato per il test dei “jugodan”. Quando diventai 15° Dan, ho iniziato a sentire gli avvertimenti del Soke, che affermava che i jugodan effettuano spesso il sakki test. In qualsiasi momento, e in qualsiasi luogo. Non esiste soltanto all’interno del dojo. Questo è il motivo per il quale dobbiamo scoprire il lato ura del sakkijutsu che Sensei Hatsumi stava insegnando ad Ayase. Il Dragone d’Oro (kinryuu son 金龍尊) viene spesso menzionato nel sutra Suvarna- prabhasa “Sutra d’Oro Leggero”. Questa è la fonte dalla quale proviene l’idea del 四天王 shitenno. Il Soke ha raccomandato 4 shihan giapponesi ed utilizzato lo stesso concetto anche come soprannome per alcuni shihan europei. Questi quattro Re dovrebbero proteggere tutto il reame. Ma soltanto se il sovrano è giusto. Questo è il motivo per il quale il Soke ci dice di insegnare solo a persone dal cuore benevolo. Se non abbiamo un cuore benevolo non saremo mai in grado di controllare e utilizzare il lato ura del Sakkijutsu Bujinkan.
Michael Glenn - Rojodojo
Back a few years a go, i was in a moment of struggling, where my certainties and my securities, all became nothing. I was vulnerable and very negative towards life and i stopped believing in myself, up until one day of summer 2006. Then suddenly destiny has played a main role in my life, i got to go in Padova at a Bujinkan Dojo, to see and discover a whole new world with my own eyes. A world where challenges we're served in a golden plate and personal limits we're only the starters in a very rich menu of life choices. Back then i had a teacher who thought me things and helped me to get back on my feet, to eventually start myself practicing "Ninjutsu", taking the first steps towards my way in Budo. Many years has gone by, i've passed along different teachers, of which every single of them has gifted me with a piece of chaotic knowledge for me to be puzzled with and drive me to try to find "peace" within myself. I have met many "Budoka's", travelled around the world at traning sessions, seminars, seeing and learning unbelievably challenging things and sometimes with not so good events, as i call them, but that in the end, has all enriched my soul, my spirit, leading me to not give anything for granted. I got put in front of my own limits, of the bridge of patience, sometimes loosing it, i got to believe in some people, and i got to be played around but no matter what i learned to manage even the worst situations taking the good and leave the bad behind me, but mostly i got to learn that details, techniques, names, movements, are nothing if not the meeting of our own self. Masaaki Hatsumi the Grand Master of the Bujinkan, that I got the honor to meet at the Hombu Dojo in Japan for a brief amount of time, just enough to gift him with a small book of art, describing the part of Italy we we're coming from. Those few minutes are still today paying off every bad and good experience that i got to experience. Because of the humblness i've seen in his eyes it still leads me every moment to carry on with my life, even in the darkest hours. I am a "Yondan or 4th Dan", each grade has showned me something different. Still yet, i know, i've learned nothing if not the alphabet, because there is no letters to make words if not actions to make facts. I got to learn from the many mistakes i've made along the way, but the truth behind it is that each and every person has wickness, nobody is perfect, and this discipline is one of the many keys that life is giving you to guess which door will open... i got to learn that just with patience we can find which key is the right one to guide us through our way in Budo and in life. Along the path i've met lots of people and created long lasting friendships around the world, yet lost many of them, because of my being greedy, selfish and refusing to see the face of a reality that could have hurted me or better yet making me stronger and self motivated. That is why, today, i get to say Thank you to them, because through my mistake, starting today i can become a better person . The Bujinkan is a magical world, where love, heart, and respect are the first values we get to learn through the basics, that are recurring themselves on and on again, and still yet, we never get to learn them entirely, because of they're hidden world within. There are some special people that i have encountered along my way of Budo, some of them who's been my teachers, and others that has been friends and others more then friends. I carry few of them in my heart, and one in particular, that i will never forget. With the hope that my father up there from Heaven will keep on helping me staying strong, to reach the objective of become a Godan with a good heart gifting him with a small present i would have wanted to give him when still in life, but that will now allow me to honor him even more, imaging inside my heart, to see him smile down at me proud, that's what black belt means for me, the heart and the strenght my dad has always represented for me. I like to end with this quote of Hatsumi Sensei from the documentary "The wind of the 34th generation": "Everything starts from the heart"... |
Barbara BattistinA simple person with dreams, ambitions and heart as anybody else. Archives
October 2015
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